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Questo è il primo pensiero che ho scritto in assoluto. La prima volta che ho scritto quello che pensavo.

Non lo so… A me piace caricarmi dei problemi degli altri’, mi piace aiutare (dovrei diventare psicologa) ma il fatto che io mi accorga quando una persona sta male, quando c’è qualcosa che non va, quando una persona, anche se non lo dice, ha bisogno di aiuto e, però, loro non si accorgono di me, o magari se ne accorgono ma non hanno neanche il coraggio di chiedermi cosa c’è? Come stai? Va tutto bene? 

No non hanno il coraggio di venirmi a chiedere nulla… Vabbè io con loro non è che mi apra più di tanto… Io con loro sono forte… Sono il pilastro su cui appoggiarsi, su cui ‘scaricare i loro problemi’... Io ci sarò sempre per loro, ma loro ci  saranno per me? Non so neanche questo. la cosa che, però, ribadisco E che non mi spiego è come io mi accorga del loro malessere ma loro non del mio… Ci sono così tante cose che dovrei, che vorrei, dire ma non ci riesco… Faccio pensieri che non si addicono ad una ragazzina di dodici anni… Eppure non li ho mai scritti, o raccontati, veramente; non mi sono mai aperta, veramente con nessuno; Non ho mai neanche pianto davanti a una delle mie migliori amiche… Non mi sono mai aperta per davvero davanti a loro… Sono il loro pilastro… Ma al diavolo il pilastro quando non riesco neanche a reggere i miei di problemi. 

Una mia cara amica, a cui ho inviato questo testo mi ha risposto:

Non esiste un pilastro senza una costruzione, non si può  star bene se fai stare gli altri bene quando tu stai male, per aiutare gli altri bisogna per prima cosa aiutare sé stessi. Non è utile a nessuno far finta di essere forti. Non bisogna appoggiarsi, bisogna sostenersi a vicenda, perché se un pilastro si appoggia all'altro e l'altro cade, si distruggeranno entrambi.

E ha ragione. Ma, come al solito, so cos'è bene e faccio male.

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