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Dicembre, 1999

[Scrivile, scemo, è colpa del vino]

All'uscita dell'ultimo cliente, George si lascia cadere a peso morto sul bancone del negozio, "Mai più." implora con voce ovattata.

"Mai più, fino a domani." lo corregge il gemello, rimettendosi a posto la manica della camicia all'altezza del gomito, "Ancora un piccolo sforzo, poi potremmo prenderci un periodo di pausa."

"Ricordami, fratello, quando esattamente abbiamo pensato fosse un'idea meravigliosa tenere aperto un'ora in più in periodo di feste?" il viso di George spunta da sotto un braccio, "Perché in questo preciso istante, dopo che l'ho vissuta quell'ora, penso che sia stupida."

"Quando mai abbiamo preso delle buone decisioni, è la vera domanda." Fred dipinge il tono di voce d'ironia, mentre con un gesto della bacchetta chiude a chiave la porta del negozio e ferma il trenino, "Il tuo silenzio dice tante cose."

"Il mio silenzio dice che sono stanco." ribatte l'altro, alzandosi finalmente dal bancone per recuperare la mantella lanciata su una sedia a metà giornata.

"Chissà se sarai stanco anche quando arriverai a casa di Angelina." lo provoca, incrociando le braccia al petto.

George scuote il capo divertito, "Sei sicuro che non hai bisogno di una mano per finire di chiudere? Ho ancora qualche minuto prima di dover andare." gli dice alla fine, controllando l'ora sull'orologio che ha al polso.

"Vai, non ti preoccupare." Fred gli dà le spalle e percepisce alla perfezione il suono del fratello che si smaterializza e alza un po' di polvere dagli scaffali più alti. Si lascia scappare un sorriso stanco, avviandosi verso le scale a passi pesanti: è stata solo un'ora in più, ma sembra abbia lavorato per due settimane senza pause. Si trascina verso l'appartamento, spegnendo le luci del negozio con un incantesimo non vocale.

Si accascia al divano, nascondendo il viso sotto il braccio, "Basta." sussurra al vuoto, mentre la schiena si adatta bruscamente alla superficie comoda a cui è appoggiata, "Basta." funzionerebbe anche quella preghiera, in effetti potrebbe starsene in quella posizione tutta la notte per raccogliere le forze con cui trascinarsi in negozio la mattina dopo, ma funzionerebbe solo in un universo in cui non ha altri sei fratelli: come risposta al suo lamento, il camino si accende in una folata di fuoco e dei passi vengono a riempire il salotto.

"Chiunque sia arrivato, assolutamente no." dichiara,, "Non ho intenzione di ascoltare una sola parola o di fare qualsiasi cosa, no."

"Conosco un mucchio di persone che pagherebbero oro colato per vedere questa scena." sorride Bill, girandosi verso Charlie che alza gli occhi al cielo divertito, "Fred Weasley che non ha energie, mamma non riuscirebbe a crederci nemmeno se fosse qui."

"Molto divertente." il gemello decide finalmente di guardare i fratelli che gli hanno invaso casa, "Chiamate chi volete, non ho intenzione di muovermi."

"Dobbiamo decisamente informare la McGranitt per prima." Charlie si mette a contare con le dita delle mani, "Poi scriviamo a mamma e a Hermione."

"Ah, le tre donne della mia vita." il viso di Fred si colora di una smorfia malandrina e il ragazzo si accorge troppo tardi che Bill gli ha tirato il cuscino appoggiato alla poltrona, "Che ho fatto?" si lamenta, stringendo l'arma con cui è appena stato colpito.

"Difendevo l'onore di Ginny, ti avrebbe sicuramente picchiato se fosse stata qui." gli fa notare, avvicinandosi a passi larghi e costringendo Fred a sedersi un po' più dritto sul divano per fargli spazio, "Sono quattro le donne della tua vita."

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