Il respiro di una notte

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Il 31 Ottobre rappresentava un giorno importante per tutta l’America: un giorno in cui la popolazione poteva dare libero sfogo alla sua fantasia attraverso costumi mostruosi, feste a tema e pronunciare quella frase ormai famosa: dolcetto o scherzetto?

Quasi tutti gli americani aspettavano con ansia quel giorno, tutti tranne una, Dawn Matson.

Dawn era una ragazza graziosa, con lunghi capelli neri che portava sempre legati in un codino o una treccia, da fin sotto il seno. Dentro si sentiva donna, con le sue ambizioni per il futuro e la voglia di cambiare il mondo, fuori invece, sopruttutto a causa del suo viso dolce e ingenuo, dava l’impressione di essere una ragazza fragile.

Odiava Halloween, lo considerava un giorno idiota in cui la maggior parte delle persone per sfuggire alla propria personalità si nascondevano dietro una maschera. Credeva che ognuno di noi indossasse una maschera sottile e invisibile e il giorno di Halloween rendeva evidente la cosa.

Quando uscì dal suo ufficio passò dal bar che si trovava sotto casa sua e si fermò per prendere la cena. Piuttosto triste per un’architetto prendere la cena da un bar infondo alla strada, ma di meglio non poteva fare.

Prese le solite piadine e una lattina di Coca ma quando il cameriere le chiese se erano da portare, come ormai faceva per abitudine, Dawn decise di non cenare a casa sua, ma di fermarsi al bar. Il cameriere sorpreso per quella novità le preparò subito un tavolino.

Il bar era più pieno del solito, ma nonostante ci fossero all’incirca una decina di persone in più, non lo rendeva affollato.

Prese la forchetta e il coltello ed esaminò la piadina al prosciutto cotto e formaggio. Non aveva di meglio da fare quella sera, così si concesse tutto il tempo disponibile, godendosi quella piadina particolarmente saporita. Mentre il piatto che aveva davanti attirava tutta la sua attenzione, sentì la sedia che stava di fronte a lei spostarsi. Alzò gli occhi e vide una sagoma maschile che la guardava mostrando un sorriso. Dawn non ricambiò il sorriso e guardò l’uomo con aria curiosa e stranita.

“Posso sedermi?”

Chiese l’uomo dagli occhi neri come la notte e i capelli lunghi che gli accarezzavano il collo.

Dawn si guardò intorno e vide che i tavolini erano tutti liberi così riportò il suo sguardo verso quel ragazzo che non aveva distolto gli occhi dai suoi. Gli uomini e i loro sguardi così profondi, non la mettavano più a soggestione come facevano un tempo. Aveva imparato a sostenerli e a volte il suo sguardo sapeva essere più intenso di quello maschile.

Ma l’uomo non era intenzionato ad aspettare oltre, così si sedette di fronte a lei.

“Posso aiutarla in qualcosa?”

“Credo di si”

Rispose pronto l’uomo dagli occhi neri.

“Mi chiedevo cosa ci faceva una donna bella come lei, tutta sola in un posto come questo. Per giunta il giorno di Halloween”

L’ultima frase la pronunciò a bassa voce avvicinandosi sempre più. Dawn rimase composta al posto suo senza far trapassare nessuna emozione. Invece dentro sentiva il sangue scorrere e non riusciva a pensare ad altro che il suo sguardo intrigante. Doveva ammetterlo, quell’uomo aveva qualcosa di affascinante, forse era dovuto anche al suo modo di parlare, con quella voce roca e profonda.

“Il giorno di Halloween per me, è un giorno qualsiasi. Ma non capisco il suo problema”

La sua risata rumorosa fece girare alcune persone che si stavano sedendo al tavolino accanto a loro. Dawn sentì le guance divenire rosse ma si controllò abbassando lo sguardo. L’uomo si scusò per averla imbarazzata con la sua risata e tornò a guardarla con intensità.

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