;il volume al massimo.

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Mi accovaccio sul pavimento del bagno, il miglior posto quando provo dolore fisico e mentale.. anche se in questo momento non ho la minima idea di cosa stia provando.. è dolore fisico, dentro al cuore, è male alla testa, è febbre a 38, ma è anche delusione verso me, verso gli altri e verso questo mondo di merda, verso il mio carattere, il mio fisico, beh insomma verso me stessa. Mi alzo, vado allo specchio, mi vedo spettinata, con gli occhi gonfi che brillano di odio verso la figura riflessa e che parlano da soli sul fatto di quanto sia distrutta, mi guardo negli occhi e mi ripeto, si ad alta voce, di calmarmi, ma non funziona siccome lancio un urlo, che per due secondi è alto, un urlo di sfogo, ma poi si dissolve con i singhiozzi. A fatica, poggiandomi ai muri, arrivo nella mia stanza: sbatto la porta e vado alla finestra, mi affaccio e vedo quella che apparentemente è luce, ma nella mia testa, come da due anni del resto, è solo buio. Respiro, cerco di prendere aria, siccome sto facendo fatica, ma tanto so già che è tutto inutile, che non servirà a niente e che fra poco vivrò tutto ciò che ho creato io, e si, ovviamente l'unica cosa creata da me è orribile. Mi trema il labbro inferiore e realizzo che è successo di nuovo, e che io ho permesso succedesse non agendo e continuando a mentire a me stessa. Inizio a piangere, a singhiozzare, a respirare ogni secondo meno, cerco di ripetermi che andrà tutto bene, che non devo smettere di cercare la felicità, che arriverà, che basta resistere, ma esce tutto il contrario: "non eri, non sei, e non sarai mai niente, se non polvere, i tuoi sogni si sono distrutti come te stessa, come la tua personalità per colpa tua e del giudizio degli altri." Tutto ciò finisce con due pastiglie in gola e la mia delusione verso me stessa per non averne prese 23. Mi chiedo dove sia mia madre, dopo avermi lasciato chiusa a casa senza chiavi e urlato che mi guarderà ridendo quando non realizzerò i miei sogni, ma in questo momento mi importa meno di zero, quindi mi concentro sul male alla testa che stanno provocando il pianto e i farmaci.

Sono ormai le sette di sera, quando riaccendo il telefono, dopo tutto il pomeriggio, dopo averlo spento a fatica per le mani che tremavano, per paura che, nella crisi più totale, non essendoci di testa, scrivessi alla persona sbagliata, o anche alla persona giusta, quanto mi senta vuota e a pezzi in questo periodo, commettendo l'errore di mostrarmi distrutta, per poi, in futuro, essere distrutta. Mi avvicino alla scrivania e prendo le cuffiette, l'unica cosa che sebbene sia considerata da tutti una distrazione, per me ha un valore in gioco molto, e dico molto, più alto. Appena sento l'auricolare sfiorare il mio orecchio faccio partire la mia playlist, formata da ciò che mi rende felice, ma allo stesso tempo triste, ciò che mi fa sentire vuota, e ciò che mi completa.. insomma quello che in fondo non e ne andrà mai da me come hanno fatto tutti, per fino la me stessa che piano piano stavo conoscendo. Parte la prima canzone di tante altre,

;"daughter, medicine" 


;la musica è il passato che vive nel presente.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora