Capitolo 1

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Non sei più sola”

Macarena sussultò, sbarrando gli occhi nel buio completo.
Respirava in maniera affannata.
Si portò una mano al petto e cercò in tutti i modi di tranquillizzare il suo cuore e il suo petto che faceva su e giù fin troppo velocemente.
Inspirò con il naso ed espirò con la bocca. Più e più volte fino a quando il suo cuore non decise di rallentare.
La bionda si portò le mani al viso e ricacciò indietro le lacrime. Non voleva piangere, non voleva lasciarsi andare.
Era stanca.
Stanca di non dormire o di svegliarsi la notte.
Stanca di avere ancora quelle parole che le rimbombavano nella testa.
Avrebbe voluto che qualcuno le cancellasse quegli ultimi attimi di Zulema, che qualcuno le cancellasse la visione del suo corpo... lì... nel deserto.
Voleva dimenticare quella sensazione di vuoto che provò quando cominciò a sentire gli spari, poco lontani da lei. Le sembrava quasi che i proiettili entrassero nel suo corpo e non in quello di Zulema.
O forse quello era semplicemente ciò che avrebbe davvero voluto. Non farla sentire sola in quel momento, tornare indietro ed essere lì con lei in quelli che sarebbero stati i loro ultimi momenti.
Eppure era scappata come un'autentica codarda. Chiuse di nuovo gli occhi e fece un lungo respiro. No, non era quello che doveva pensare. Le ultime parole di Zulema furono “Non sei più sola” ed era vero, aveva una creatura che le cresceva in grembo e Zulema l'aveva fatto per loro. Per lei.
E anche Macarena lo aveva fatto per lei. Aveva lasciato che, colei a cui non era mai riuscita a dire quello che sentiva quando era con lei, si sacrificasse per loro.
Cullata da quello che sembrava un velo che celava ben altre convinzioni, Macarena riuscì a riprendere sonno.

Il bussare insistente sulla porta della roulotte fece letteralmente saltare Macarena.
"BIONDA!"
Sentì esclamare da fuori. Si passò la mano sul viso e poi si alzò, riluttante, dal letto.
Si posizionò davanti alla porta e la aprì.
"Maca, quante volte ti ho detto di non chiuderti?" Chiese Saray visibilmente preoccupata.
"Certo, così chiunque può entrare qui dentro. Ma come cazzo ragioni Saray" disse Macarena, lasciandosi cadere nuovamente sul letto.
Saray la fissò poggiando la busta della spesa sul tavolino della roulotte.
La bionda aveva richiuso gli occhi e Saray poté osservarla senza sentirsi inopportuna. La polaroid era lì, sul cuscino del letto di Macarena. Sul cuscino del loro letto. E la giacca che indossava Macarena in quel momento non le sembrava nuova.
Infatti era proprio la stessa giacca che Zulema indossava nella foto che Macarena, ormai, stringeva ogni notte a sè.
Saray si guardò attorno. Quasi sperava che Zulema sbucasse da un momento all'altro dalla porta del bagno, chiedendo perchè avessero quei musi lunghi, che era stato tutto uno scherzo o un sogno, un incubo, che tutto sarebbe tornato alla normalità.
Saray sospirò e poi si fece forza, la sua amica le mancava davvero tanto, se ne erano dette di tutti i colori, avevano vissuto tante peripezie ma si erano sempre dette tutto in faccia, senza filtri.
In quel momento c'era qualcun altro che aveva bisogno di essere davvero confortata.
Saray prese uno dei tanti indumenti sparsi per la roulotte e lo lanciò a Macarena.
"Alzati bionda, metti a posto questo porcile"
Macarena scostò la maglietta che la gitana le aveva lanciato e fece finta di non sentirla.
Saray sbuffò rumorosamente.
"Maca, alzati cazzo!" Esclamò prendendola per la giacca e tirandola con forza.
Maca si sentì tirare e, inaspettatamente, Saray riuscì a metterla in piedi.
"Cosa cazzo vuoi Saray?! Cosa?!" Le urlò Macarena ad un millimetro dal suo viso.
Saray cercò di mantenere la calma, nonostante non fosse il suo forte "Devi uscire. Vieni a pranzo da me, non puoi stare per sempre rinchiusa qui dentro. Non fa bene nemmeno al bambino"
"Faccio il cazzo che mi pare" ribattè Macarena, sorpassando Saray e mettendo a posto tutto ciò che c'era nella busta.
"Grazie" disse poi Macarena, riferendosi alla spesa.
"Figurati" ribattè la gitana.
"Vuoi?" Chiese Macarena, porgendole il pacchetto di sigarette e portandosene una alle labbra.
"Non dovresti" disse Saray prendendole la sigaretta dalle labbra.
"Che palle" disse la bionda che per tutta risposta se ne portò un'altra alla bocca, fuggendo subito all'esterno.
Saray stava mantenendo la calma da fin troppo tempo per i suoi gusti. Inspirò ed espirò per poi seguire Macarena che nel frattempo aveva acceso la sigaretta dando le spalle alla gitana.
Saray la prese per il braccio e la fece voltare.
"Ora tu mi ascolti, biondina ossigenata" esordì prendendole nuovamente la sigaretta dalle labbra e buttandola a terra "Cosa cazzo hai intenzione di fare, eh? Uccidere quella povera creatura che porti in grembo, che non ha nessuna cazzo di colpa?!"
Macarena strattonò il proprio braccio facendo si che Saray lasciasse la presa.
"Dimmi Maca, perchè io ho una famiglia da portare avanti eppure sono qui, quasi ogni giorno per vedere come stai"
"Sto bene Saray, vai dalla tua famiglia. Hanno bisogno di te" Macarena incrociò le braccia.
"Ci andrò dopo che mi sarò assicurata che i tuoi pensieri non ti spingano a fare cazzate. Perchè sai che Zulema non lo avrebbe voluto"
A sentire il suo nome Macarena ebbe un brivido che le percorse tutta la schiena "Non dire il suo nome... ti prego" disse.
"Non nominarla non ti farà superare il dolore, anzi"
"Non mi importa di non superarlo Saray! Non me ne frega un cazzo, perchè sono consapevole che sono stata una codarda ad andarmene da lì" disse Macarena urlando.
Saray sapeva cosa stava per succedere, ed era pronta ad accogliere la bionda tra le sue braccia per consolarla.
"Sono consapevole anche che sono una merda di persona che ha pensato di avere tutto il tempo di questo cazzo di mondo per dirle che ormai non era più un matrimonio di convenienza..." Macarena iniziò a piangere e singhiozzare "... che... che io l'amavo e non ho potuto dirglielo quando potevo Saray. Io l'amavo più di qualsiasi altra cosa al mondo ed è morta per salvarci, per salvare me"
"Vieni qui" disse la mora, stringendola a sè, con forza mentre le accarezzava la schiena.
"Fa male. Tanto male Saray, sento... sento come se il mio cuore non battesse più" Macarena continuava a singhiozzare tra le braccia della gitana che non avrebbe pianto. Sapeva che la bionda era molto più fragile di lei e che Zulema avrebbe voluto che si occupasse di lei.
Saray le accarezzò i capelli.
"Smetterà.... smetterà mai di fare così male?" Chiese Macarena, il cui corpo era ormai attraversato da spasmi continui.
Saray portò gli occhi al cielo e trattenne un sospiro, mentre ricacciava indietro le lacrime.
"Vuoi la verità?" Chiese Saray.
Macarena annuì.
"No... non smette di fare male" disse Saray per poi continuare "Impari solo a far posto al dolore e a conviverci. Ma una cosa posso assicurartela..." disse Saray allontanandolo leggermente da sè e prendendole il viso tra le mani "... che io sarò qui, con te e cercherò di alleggerire il tuo dolore come posso"
Gli occhi di Macarena non smettevano più di lasciare che le lacrime uscissero. Non avevano più un contegno.
"Scusami Saray, scusami se mi comporto sempre di merda con te"
"Non fa nulla bionda, mi vendicherò a tempo debito" disse Saray accennando un sorriso.
Anche Macarena sorrise di rimando, in contrasto con quello che le sue lacrime stavano urlando.
"Allora..." disse Saray asciugandole le lacrime "... Vieni a pranzo da noi?"
Macarena sospirò "Saray... non sono una buona compagnia"
"Ti fa bene stare in compagnia ed Estrella chiede sempre quando potrà giocare di nuovo con te. Dai togliti quei vestiti..." disse Saray.
Macarena si guardò e si strinse nella giacca di Zulema e fissò i suoi occhi in quelli di Saray, la quale le indicò la roulotte con un cenno della testa.
Macarena si avviò verso il piccolo camper e una volta entrata chiuse la porta, pronta a cambiarsi.
Si slacciò la felpa e con cura la adagiò sul letto sfatto dove giaceva ancora la polaroid che Macarena accarezzò.
"Torno presto" disse, come se stesse davvero parlando con qualcuno. Ma quella era più una rassicurazione per se stessa. Non voleva mancare troppo dalla sua roulotte, dalla loro roulotte non dopo quello che era successo. Sarebbe voluta rimanere nel letto, per il resto della sua vita. A volte avrebbe desiderato anche non svegliarsi... Sperando che in qualche modo potesse ritrovarsi con Zulema in chissà quale mondo e poterle finalmente dire tutto quello che il poco tempo aveva portato via con sè.
Decise che era il tempo di prepararsi e in poco tempo lo fu. Con dei semplici jeans e una maglietta che raffigurava una tigre.
Uscì dalla roulotte e chiuse la porta a chiave.
"Sono pronta" annunciò.
"Benissimo, possiamo andare allora" disse Saray dirigendosi verso la propria macchina seguita da Macarena che prese il posto del passeggero e che continuò a guardare la roulotte, finché non fu più nel suo campo visivo.
La casa di Saray, in linea d'aria, non era troppo lontana. Saray aveva trovato uno spiazzale adatto per permettere a Macarena di parcheggiare lì il camper e, soprattutto, per permettere a se stessa di far visita più volte possibili a Macarena.
Una volta arrivate Saray parcheggiò proprio davanti alla sua casa.
Entrambe scesero e non ci fu nemmeno bisogno che bussassero. La compagna di Saray le aveva già notate arrivare.
"Ciao tesoro" disse Sol, la compagna di Saray.
"Ciao" ribattè la donna posandole un bacio sulle labbra.
"Maca, che bello vederti!" Esclamò Sol allargando le braccia, pronta per accoglierla.
Macarena la abbracciò senza farselo ripetere due volte "Anche per me è molto bello vedervi"
"Zia Maca!" Una vocina acuta si fece strada nella cucina.
"Estrella!" Esclamò Macarena abbassandosi all'altezza della bambina "Come stai?"
"Bene zia, e tu? Sembri stanca" osservò Estrella.
"Sto bene, tranquilla" ribattè Macarena accarezzandole la testa per poi alzarsi.
"Posso essere d'aiuto?" Chiese la bionda avvicinandosi a Sol.
"Puoi essere d'aiuto sedendoti bionda" disse Saray, rubando una piccola carota dal tagliere.
"Saray, lo sai che non si mangia prima di pranzo" la rimproverò la sua compagna.
"Ma... era solo una carotina" si lamentò Saray.
Macarena sentì il proprio cuore scaldarsi a vedere quelle semplici scene quotidiane. Vederle scherzare tra loro, con tutta questa complicità la portò inevitabilmente a sorridere e a pensare a quando, anche lei, condivideva il piccolo spazio con Zulema. Certo... erano più le litigate e passavano tutto il tempo a punzecchiarsi, ma in quel momento sembravano migliori della sua vita.
"... Zia?"
Macarena scosse la testa, Estrella l'aveva chiamata.
"Dimmi tesoro" disse Macarena.
"Stai bene? Ti stavo chiamando ma non mi rispondevi"
Macarena tirò un respiro. La stava chiamando? Non se ne era accorta.
"Mai stata meglio" mentì Macarena "Giochiamo un po' come facevamo sempre? Mentre le tue mamme cucinano?" Chiese infine Macarena per distogliere l'attenzione da sè.
"Si!" Esclamò la figlia di Saray prendendo Macarena per mano e trascinandola nella sua stanza.
"A cosa giochiamo?" Chiese la bionda, sedendosi sul letto della ragazzina.
Estrella prese le sue bambole e ne diede una a Macarena.
"Io sono la mamma e tu sei la figlia"
La bionda sorrise trovandosi a fare la figlia di una ragazzina. Sapeva che prima o poi lo avrebbe fatto anche con la creatura che portava in grembo. Quindi valeva la pena iniziare ad abituarsi.
Giocarono per molto tempo, Macarena nemmeno sapeva da quanto fossero ferme lì a giocare con quelle bambole. Ma doveva ammettere che si stava divertendo.
Almeno finchè il suo sguardo non cadde su una delle bambole abbandonate per terra.
Macarena si fece subito seria e poggiò la bambolina sul tavolino che c'era nella stanza di Estrella, gattonando fino a quella che aveva attirato la sua attenzione.
La prese tra le mani e ne accarezzò il viso e i lunghi capelli neri.
"Quella è zia Zulema"
Di nuovo quella fitta nel petto di Macarena.
Il dito di Macarena passò anche sotto l'occhio della Barbie, proprio dove Estrella aveva disegnato una linea nera, la lacrima di Zulema.
"Zia..?" Chiese Estrella, poggiando una mano sulla gamba di Macarena.
"Scusami..." disse la bionda affrettandosi ad asciugarsi il viso che, senza accorgersene, aveva iniziato a bagnarsi di lacrime. Lacrime che a vederle sembravano così leggere ma che nell'animo pesavano così tanto.
Saray fece capolino nella stanza, bussando sulla porta aperta.
"Ragazze, il pranzo è..." cominciò per poi bloccarsi vedendo la bambola che Macarena tenera tra le mani.
"Dios Estrella. Ti avevo detto di mettere da parte quella cazzo di bambola, almeno quando c'è zia Maca!" Esclamò Saray, visibilmente infastidita dal fatto che Estrella non avesse fatto quello che le aveva detto.
"Tranquilla Saray. Non preoccuparti, va tutto bene. Non te la prendere con lei" disse Macarena, sorridendole leggermente e poggiando, a malincuore, la bambola sul tavolino per poi alzarsi.
Macarena non aveva la minima intenzione di rovinare la giornata a Saray e la sua famiglia. Era stata tanto gentile ad invitarla e ad accoglierla in casa sua che, anche solo per aver versato quelle poche lacrime davanti ad Estrella, Macarena si sentiva tremendamente in colpa.
“E' pronto, giusto?” chiese la bionda, avvicinandosi a Saray e posandole un mano sul braccio.
La bruna annuì, facendo segno anche ad Estrella di seguirle.
Si sedettero a tavola e Saray, Sol ed Estrella parlavano animatamente: della scuola, del lavoro di tutto ciò che caratterizzavano le loro semplici giornate. Così normali per qualcuno che le vedeva dal di fuori, tranne che per Macarena.
Sentiva qualche parola ogni tanto, sorrideva quando veniva guardata negli occhi, annuiva, ma non parlava.
Non parlava perchè la verità era che non stava davvero ascoltando, faceva tutti quei gesti per compiacere le persone che aveva attorno, per non far pensare loro che era una brutta compagnia.
Per non farle sentire inutili.
Ma quello che provava Macarena, probabilmente, non lo avrebbero mai compreso. Certo, la bionda sapeva che anche Saray stava soffrendo la morte della sua amica, ma quando perdi qualcuno che ami la questione è completamente diversa.
Il vuoto.
La sensazione di impotenza.
La voglia di non alzarsi dal letto.
La voglia di non svegliarsi.
La voglia di urlare costantemente.
La voglia di piangere dal momento stesso in cui si aprono gli occhi fino alla sera, quando si torna tra quelle coperte che di lacrime ne avrebbero viste ancora molte. E quelle stesse coperte sarebbero state le uniche a non giudicare il viso bagnato dalla tristezza, sarebbero state sempre le uniche ad abbracciarla.
Ad abbracciarla con l'odore di sigaretta di Zulema che ancora aleggiava tra quelle coperte stropicciate. Sembrava quasi volessero tenere, anche loro, con sé il ricordo della mora.
“Ti va Maca?” chiese improvvisamente Estrella.
Macarena sussultò. La sua copertura da brava ascoltatrice era saltata.
“Scusami, mi sono distratta un attimo” disse cercando di salvarsi in corner. “Di cosa parlavate?”
Saray la fissò, capendo immediatamente che non si era distratta momentaneamente, ma era già da un bel po' che non le stava ascoltando.
“Farci un bagno in piscina oggi pomeriggio” rispose infine Estrella.
“Non ho un costume e, in realtà, non vorrei mancare troppo dalla roulotte. Non è come una casa a cui puoi mettere l'allarme” spiegò Macarena.
“Beh, finchè non ti riaccompagno io non puoi mica tornare” osservò Saray con un sorrisetto, “E poi il costume posso prestartelo io, non ti devi preoccupare”
La bionda sorrise leggermente e poi acconsentì a rimanere. Magari le avrebbe fatto bene un bagno.

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