Janus amava il Mercato Grande. Era un luogo pieno di colori, odori e persone. E dove c'erano persone, era risaputo, c'erano anche soldi. Le carnose labbra del ragazzo, laccate di rosso, si stirarono verso l'alto al pensiero di poter trovare qualche forestiero a cui spillare un bel gruzzolo di sonanti e scintillanti monete. Il Mercato Grande era infatti uno dei luoghi più frequentati del Deserto di Salalham, e non era raro imbattersi persino in qualche straniero. Il vociare che saturava il luogo, un miscuglio di lingue e accenti diversi tra loro, era sovrastato dalle urla dei mercanti che invitavano i passanti a dare un'occhiata alla merce che tenevano esposta su lunghi tavoli di legno, sulla superficie dei quali facevano mostra di sé fruscianti stoffe colorate, alambicchi e fiale che rilucevano alla luce del sole, utensili da cucina in bronzo ed altri oggetti stravaganti; c'era ad esempio una donna che vantava la vendita di filtri d'amore, un'altra che sosteneva di possedere alcune ciocche di capelli appartenenti al sultano in persona e, ancora, un uomo che prometteva ai suoi clienti sogni in bottiglia e desideri usati.
Il sorriso della prostituta si allargò. Lì erano tutti dei bugiardi, proprio come lui, e per tale motivo considerava quel posto come una casa. Era quello il mondo a cui apparteneva, pensò mentre continuava ad avanzare muovendo in maniera esagerata i fianchi rotondi, con i lunghi capelli neri che gli ondeggiavano oltre le spalle sottili e la sabbia calda che gli si insinuava tra le dita dei piedi scalzi ad ogni passo.
Janus fece una smorfia. Odiava quegli infimi e fini granelli che si infilavano dappertutto. Non vedeva l'ora, appena si fosse arricchito abbastanza da poterselo permettere, di lasciarsi finalmente alle spalle quel luogo torrido dimenticato dagli dei e trasferirsi in una di quelle grandi città di cui talvolta i suoi clienti gli parlavano, con i loro palazzi che sembravano quasi toccare il cielo e le loro boutique pullulanti di abiti pregiati e all'ultima moda.
Era quello il motivo per cui mirava quasi sempre ai forestieri. Per quanto la sua parte più razionale continuasse a ripetergli che era impossibile che qualcuno potesse innamorarsi di un bugiardo come lui, l'altra, quella più infantile e stupidamente desiderosa di sognare, osava ancora sperare che un qualche ricco e piacente straniero perdesse la testa per lui e lo portasse via con sé. Poco importava se si fosse trattato di un uomo o di una donna.Un raggio di sole colpì la pelle ambrata del ragazzo, facendo scintillare i bracciali che portava sia ai polsi che alle caviglie e che tintinnavano ad ogni suo movimento. Inutile dire che si trattava di chincaglierie prive di valore, ma a quel particolare Janus non faceva caso. Gli bastava che brillassero e che fossero belli. Lui venerava la bellezza, e proprio in nome di essa quel giorno aveva assunto le sembianze della formosa donna con cui era stato la notte prima.
Al solo pensiero si leccò le labbra, che si tesero in un sorrisetto malizioso e carico di promesse proibite non appena notò un uomo intento ad osservarlo insistentemente. Era stato anche fin troppo facile, gongolò mentre si avvicinava alla sua nuova preda.
«Buon pomeriggio» lo salutò simulando una voce più acuta, prorompendo poi in una civettuola risatina.
Con il tempo aveva imparato a recitare la propria parte alla perfezione, forse perché, alla fine, la sua vita era tutta una menzogna.Ad essere sincero Janus aveva quasi dimenticato il proprio vero aspetto, che ormai da troppo tempo non utilizzava più. Chissà, si chiese, se un giorno sarebbe stato in grado di trovare qualcuno di cui si fidasse abbastanza da farsi vedere per ciò che realmente era, qualcuno che l'avrebbe amato senza il bisogno di nascondersi dietro a tutte quelle maschere che usava pur di ricevere fugaci briciole di approvazione e che gli avrebbe garantito un futuro migliore di quello, in cui magari ci fosse stato posto anche per l'amore.
«Buon pomeriggio».
La voce bassa e raschiante dell'uomo lo riportò alla realtà, strappandolo bruscamente alle sue fantasie e ricordandogli quale era la cruda verità, quale realmente era il suo ruolo: quello di una prostituta senza volto e dalle molteplici identità.
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This dark souls
FantasyAnekin è consapevole di essere un insetto, e non ha mai fatto nulla per dimostrare il contrario. E' un codardo egoista, un approfittatore che venderebbe anche la propria anima in cambio di denaro. Non ha una famiglia, né una casa. Vive per strada co...