Oggi è il giorno che tanto attendo ogni anno e, in vista di questo, la mia anima si è predisposta ad affrontare i ricordi che la lesionano progressivamente col passar del tempo.

Penso sia proprio questo a recarmi frequentemente la stanchezza di rivivere tale ricordo, ancora impresso in ogni giorno non vissuto.

Era da esattamente un anno che non mettevo più piede in questo lugubre appartamento: il pavimento umido, con leggere pieghe sopra di esso, dà l'impressione di sgretolarsi alla vista dei miei occhi stanchi che sembrano sprofondare in questi vecchi solchi; le pareti, un tempo dipinte di bianco, sono divenute di un color marroncino sporco, come se l'anima di Madelaine volesse scappare dal ricordo della sua morte.

Le è capitata una sorte ben diversa dalla mia: costretta a risiedere ancora in questa casa, spera di essere liberata, ma la morte la lascia qui ancorata a vivere quotidianamente l'avvenimento del suo omicidio.
E io condannato a ritornare una volta all'anno, la data dell'anniversario della sua morte, avvenuta 4 anni fa, vedendo il suo decesso scorrere davanti ai miei occhi come se stessi rivivendo quel momento proprio come quella notte.

Lascio che il mio sguardo vaghi per la stanza: ogni volta che torno cerco irrimediabilmente una traccia intatta che mi riporti alla nostra breve vita insieme, ma trovano soltanto polvere, polvere nascosta dietro ogni crepa di questa casa in cenere.

Ricordo ancora come Medelaine girovagava per casa indossando quella sua leggiadra vestaglia di seta rosa, la sua preferita, e di come la custodiva gelosamente per le nostre serate di intimità.

Abbasso lo sguardo, osservo le punte delle mie vecchie scarpe consumate; ormai è tutto un ricordo lontano, il suono della sua risata man mano che passa il tempo si va sbiadendo nell'aria e il suo tocco sulla mia pelle diventa sempre più leggero.
Il mio cuore non ha ancora accettato che Medelaine non c'è più, che io non ci sono più, ma in realtà vorrei soltanto non averla mai conosciuta, non perché non l'ammassi, ma perché senza di me adesso non sarebbe morta.

Mi volto alle mie spalle, consapevole di ciò che sta per avvenire dinanzi ai miei occhi: la scena del modo in cui l'ho uccisa si riproduce nella stanza come se stessi rivivendo veramente quella notte.

A volte penso che tutto questo sia soltanto un brutto scherzo che mi gioca la mia mente contorta, poi ogni anno ritorno e devo ricredermi dai pensieri che si affollano nella bianca stanza asettica in cui passo il mio tempo il resto dell'anno.

Mi sposto di lato, non potendo far a meno di guardare la scena ancora, ancora e ancora finché non scatta la mezzanotte.

Questo è l'unico ricordo che tiene ancora in bilico l'anima di Medelaine facendomi provare un po' di sollievo, nonostante la vista di me che la accoltella mi uccide più di quanto già non lo sia.

Osservo ciò che accade nell'ambiente: vedo Medelaine entrare di corsa dal salone verso la cucina e io dietro di lei che la rincorro, a quel tempo soltanto perché ero venuto a conoscenza che aveva accettato l'invito di un suo collega a pranzo. E adesso mi sento molto ridicolo d'aver fatto una cosa del genere soltanto per un motivo così futile, perché io mi fidavo di lei, la amavo...eccome se la amavo, con tutto il mio cuore. Quello di cui non mi fidavo era quel suo sporco collega, non mi aveva mai fatto simpatia e venire a sapere che l'aveva invitata a pranzo e che lei aveva accettato mi ha fatto andare su tutte le furie.

Non avrei mai voluto farle del male, non avrei mai voluto che soffrisse a causa mia.

Seguo la scena mentre mi grida addosso e mi osservo mentre accecato dalla rabbia, il me del passato, prende un coltello da sopra il tavolo e lo piazza sul suo petto, presto su di esso inizia a diffondersi una grande chiazza di sangue; io che la guardo, guardo il suo corpo cadere inerme a terra, gli occhi spalancati che mi guardano esterrefatti, la sua anima che si spegne e il me ancora vivo che la osserva dall'alto, con il coltello unto di sangue in mano, e i battiti accelerati a causa di ciò che ho appena compiuto.

Non avrei mai dovuto farla innamorare di me, non avrei mai dovuto.

Esco da quella stanza, è ancora troppo da sopportare, entro nel salone e mi affaccio malinconico alla finestra:
osservo l'ambiente sottostante e noto con stupore che ancora appesi ai muri della città si trovano gli annunci dei giornali che avvisavano quello che ho fatto. Mi sono reso conto della loro presenza soltanto il secondo anno in cui sono ritornato e sono rimasti lì da allora, rovinati dal tempo ma ancora lì. Come me, ancora appesi leggermente in superficie e troppo deboli per sopravvivere a un grande soffio di vento.

Presto sarebbe arrivata la polizia e il mio tempo qui scadrà, tornerò nella mia attuale abitazione ad aspettare che passi un altro anno per rivedere almeno per pochi secondi ancora la mia amata Medelaine che non ha mai smesso di lottare.

Mi accovaccio nell'angolino sotto allo spigolo della finestra, mi porto le mani alle orecchie e le presso per non sentire il mio ultimo respiro farsi sempre più flebile accanto a Madelaine ormai morta: non sopportando di vivere una vita senza di lei, senza pensarsci troppo, mi son tolto la vita sperando di incontrarci un giorno, ma non intendevo proprio questo.

Stanco chiudo gli occhi, piano le mani scivolano via dalle tempie e si pozisionano sulle ginocchia portate al petto; ascolto la pioggia picchiettare sul vetro della finestra e mi lascio trasportare dalla morte che, ancora una volta, mi prende con sé.

Mi merito proprio tutto questo dolore, ma Medeleine....lei meritava tutta la felicità di questo mondo.

Un'ultima lacrima mi solca il viso e prima di andarmene un piccolo sussurro esce dalle mie labbra
<Ti ho amata, forse troppo...>

La mia immagine piano svanisce, il suo ricordo rimarrà vivido nella mia mente per un'altro anno, e un altro ancora, e continuerò ad amarla come il primo giorno in cui l'ho incontrata.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 23, 2020 ⏰

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