La cosa che ricordai di più di quella sera fu la puzza di vaniglia. Quell'odore impregnato sui vestiti...sembrò di sentirlo sulla mia stessa pelle. Lo odiai, e odiai chi lo portava.[...] Non la trovai brutta o fastidiosa, ma il suo profumo mi tenne lontano da lei per troppo tempo. Non era perfetta, era bella. Se mi aveste chiesto qualche anno fa di che colore avesse gli occhi, vi avrei risposto marroni. Ma in quel momento riuscii a vedere tutto il verde che nascondevano nell'ombra.[...] Ebbi la sensazione di conoscerla, di riuscire quasi a intuire i suoi pensieri quando le parlavo, a predire le sue risposte. Ma questo a lei non l'ho mai detto. Non seppi nemmeno il suo nome e questo mi irritò perché sembrava di sentirlo incastrato nella testa, all'interno di un groviglio di nodi. Camminai davanti a lei quando i nostri sguardi si incontrarono per un momento, i suoi occhi nei miei... ma distolse subito lo sguardo. Seppi che non provava le mie stesse sensazioni quando mi guardava; i suoi occhi non tremavano quanto i miei. L'istinto di prenderle la mano e chiederle se anche lei riuscisse a vedermi, a sentirmi, a percepirmi nei suoi sogni, mi divorò. Ed è quando pensai di non avere alcuna possibilità di approccio che qualcosa scivolò dalla sua tasca. Il rumore a contatto con il pavimento fu molto leggero, ma io lo sentii così forte, quasi mi stesse richiamando. Un burrocacao... alla vaniglia. Mi fermai a raccoglierlo mentre lei camminò indisturbata superandomi. <Aspetta>, richiamai la sua attenzione. Si bloccò e si voltò lentamente. <Hai perso questo>, dissi porgendole l'oggetto. Sorrise dolcemente prima di afferrarlo. <Grazie>. La sua voce... così dolce e familiare... La guardai forse per troppo tempo; più lo feci, più sentii di conoscere quel viso. <Devo proprio andare>, disse riportandomi con i piedi per terra. Annuii e la lasciai riprendere la sua strada. Dimenticandola. LETTURA CONSIGLIATA A ETÀ PARI O SUPERIORE AI 16 ANNI. Linguaggio e scene espl