Per chi sa già la storia di quel mio amico che non è più tornato a scuola, l'ho rivisto.
La situazione è stata così: cammino con una mia amica chiacchierando tranquillamente quando lei fa silenzio e mi indica un ragazzo che cammina nel senso opposto. Mi pietrifico. Lo chiamo, automaticamente. Si gira, mi saluta. Gli chiedo come stia, come vada la scuola - perché sì, ha cambiato scuola. Lo abbraccio; uno di quei abbracci impacciati, di circostanza. Sento però la stoffa morbida della sua giacca sotto le mie dita, i suoi capelli lunghi e soffici accanto al mio viso. Mi stacco, sopraffatta dalle emozioni. "Scusami, non me lo aspettavo, non ero pronta a rivederti". Poi lo guardo, gli stessi occhi scuri di sempre, la mascherina leggermente abbassata come in classe alle medie, causa di molte riprese da parte dei professori. "È stato davvero bello rivederti", dico con estrema sincerità.
"Ah, e bella giacca".
Poi, le emozioni prendono il controllo, le mai tremano, gli occhi si bagnano. Ma lui non può già vedermi.