Non mi piace molto parlare di me, ma per te farò un'eccezione. Diciamo mezza eccezione.

ALIAS non è il mio vero nome, ma forse fin qui ci eri arrivato anche da solo. Ma come perché? Perché sono uno a cui non piace andare in giro a parlare dei fatti suoi. E poi perché quando scrivo sono un'altra persona. Una persona diversa dal distinto dirigente di una grande azienda manifatturiera operante nel settore Aerospazio e Difesa. Già, sì, è così che si fanno chiamare in maniera elegante quelli che fabbricano armi.

Per quanto riguarda il mio essere qui, immagino il problema sia che da quando ho imparato come si teneva in mano una penna, mi è subito parsa logica conseguenza che la dovessi usare per raccontare delle storie. Da allora, giuro che ci ho provato e riprovato in tutti i modi a smettere, ma ci sono riuscito solo a tratti. Brutto vizio, quello di scrivere. Secondo solo alle sigarette. E io fumo per giunta.

Che altro? Ah, sì, quasi dimenticavo: ho scritto un libro. Si intitola "Dentro e fuori Cheyenne". Ti piace? No? Va bene così, tanto a me comunque non me ne frega un cazzo. Io non l'ho scritto mica per te, sai? L'ho scritto innanzitutto per me. Per liberarmi di una storia che quando mi è venuta in mente per la prima volta portavo ancora i calzoni corti.

Ricordo che buttai giù un rapido appunto e poi mi ripromisi: "Domani comincio a scriverla." L'ho scritta vent'anni dopo. E per tutto questo tempo, quella storia mi ha seguito, perseguitato... ossessionato. Ma anche intrattenuto e qualche volta perfino emozionato. Ed è cresciuta insieme a me. E' cresciuta a dismisura, tanto da non starci più in un libro solo. E forse nemmeno in due.

Che storia è? E a te che te ne frega? Hai detto che non ti piaceva... Parla di una spia senza nome, di un'arma così segreta e micidiale da non sembrare neppure un'arma, di un mondo in guerra in cui l'unica regola è l'inganno e la pietà non è mai un'opzione. Insomma, è una storia dei giorni nostri... una storia di guerra.