Aivlim2020

(vale per ieri) Un libro al giorno, fino al 24 dicembre. Qui e sul mio profilo IG. 
          	
          	'Non ti muovere'  Margaret Mazzantini  (2001) 
          	E' arrivata in centro con l'autobus, l'ho aspettata accanto alla fermata, mi ha sorriso. Non so se soffre, non ne abbiamo parlato. Forse ha già abortito altre volte, non gliel'ho chiesto. Sembra tranquilla. Si è seduta accanto a me e non ci siamo baciati. In centro non corriamo questi rischi. E' una passeggera prudente, una creatura in transito fuori dal suo recinto.
          	Stamattina è più severa, indurita come il cardigan che indossa. Succhia la sua croce d'argento, e sento che c'è qualcosa che le manca, qualcosa che ha dimenticato nella sua piccola tana. In lei c'è una riservatezza che mi lascia un po' solo. Forse sarebbe stato più facile averla accanto piagnucolosa e malinconica, come me l'aspettavo, invece lei stamattina sembra forte, ha occhi vispi, combattivi. Forse è meno delicata di quello che ho creduto, forse sta solo cercando di farsi coraggio. 
          	La clinica privata dove Manlio lavora è una villa d'inizio secolo circondata da un parco di alberi d'alto fusto. Percorriamo il viale in salita tra i tronchi scuri, fino allo slargo dove ci sono altre macchine. Italia guarda quella costruzione dall'intonaco rossiccio. 
          	"Sembra un albergo." 
          	
          	Sa quello che deve fare, le ho spiegato tutto, andrà all'accettazione e dirà il suo nome.La stanno aspettando. Io naturalmente non posso rimanere, è già sconveniente che l'abbia accompagnata fin lì. La chiamerò nel pomeriggio. Salendo lungo il viale, Italia non se n'è accorta, le ho guardato la pancia, per un attimo ho creduto che si potesse già vedere qualcosa, un rigonfiamento. Non so cosa ho creduto di cercare lì sotto, qualcosa che non avrei più visto...

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(vale per ieri) Un libro al giorno, fino al 24 dicembre. Qui e sul mio profilo IG. 
          
          'Non ti muovere'  Margaret Mazzantini  (2001) 
          E' arrivata in centro con l'autobus, l'ho aspettata accanto alla fermata, mi ha sorriso. Non so se soffre, non ne abbiamo parlato. Forse ha già abortito altre volte, non gliel'ho chiesto. Sembra tranquilla. Si è seduta accanto a me e non ci siamo baciati. In centro non corriamo questi rischi. E' una passeggera prudente, una creatura in transito fuori dal suo recinto.
          Stamattina è più severa, indurita come il cardigan che indossa. Succhia la sua croce d'argento, e sento che c'è qualcosa che le manca, qualcosa che ha dimenticato nella sua piccola tana. In lei c'è una riservatezza che mi lascia un po' solo. Forse sarebbe stato più facile averla accanto piagnucolosa e malinconica, come me l'aspettavo, invece lei stamattina sembra forte, ha occhi vispi, combattivi. Forse è meno delicata di quello che ho creduto, forse sta solo cercando di farsi coraggio. 
          La clinica privata dove Manlio lavora è una villa d'inizio secolo circondata da un parco di alberi d'alto fusto. Percorriamo il viale in salita tra i tronchi scuri, fino allo slargo dove ci sono altre macchine. Italia guarda quella costruzione dall'intonaco rossiccio. 
          "Sembra un albergo." 
          
          Sa quello che deve fare, le ho spiegato tutto, andrà all'accettazione e dirà il suo nome.La stanno aspettando. Io naturalmente non posso rimanere, è già sconveniente che l'abbia accompagnata fin lì. La chiamerò nel pomeriggio. Salendo lungo il viale, Italia non se n'è accorta, le ho guardato la pancia, per un attimo ho creduto che si potesse già vedere qualcosa, un rigonfiamento. Non so cosa ho creduto di cercare lì sotto, qualcosa che non avrei più visto...

Aivlim2020

Un libro al giorno, fino al 24 dicembre. Qui e sul mio profilo IG.
          
          'L'insostenibile leggerezza dell'essere'  Milan Kundera (1984) 
          
          'La madre chiede giustizia per sé e vuole che il colpevole sia castigato.  Per questo insiste affinché la figlia rimanga con lei nel mondo dell'impudicizia dove la giovinezza e la bellezza non significano nulla, dove l'intero universo non è che un enorme campo di concentramento di corpi identici tra loro e con l'anima invisibile.
          Adesso possiamo capire meglio il senso del vizio segreto di Tereza, i suoi continui e lunghi sguardi nello specchio. Era una lotta con la madre. Era il desiderio di non essere un corpo come gli altri corpi, ma di vedere sulla superficie del proprio viso "l'equipaggio dell'anima irrompere dal ventre della nave". 
          Non era facile perché l'anima, triste, timida, spaurita, si nascondeva nel fondo delle viscere di Tereza e si vergognava a mostrarsi.
          Così era accaduto il giorno in cui aveva incontrato Tomàs per la prima volta. Lei si faceva strada tra gli ubriachi del ristorante. Il suo corpo era curvo sotto il peso delle birre che portava sul vassoio, e la sua anima era in fondo allo stomaco o nel pancreas. Proprio allora Tomàs le rivolse la parola. Quel richiamo era importante. Il suo stato di estraneo lo elevava al di sopra degli altri.
          E qualcos'altro lo elevava: teneva sul tavolo un libro aperto. In quel bar nessuno aveva mai aperto un libro sul tavolo. Un libro era per Tereza il segno di riconoscimento di una fratellanza segreta. Contro il mondo della volgarità che la circondava, essa aveva infatti un'unica difesa: i libri che prendeva in prestito alla biblioteca comunale; soprattutto i romanzi: ne aveva letti un'infinità, da Fielding a Thomas Mann. Le offrivano la possibilità di una fuga immaginaria da quella vita che non le dava alcuna soddisfazione, ma avevano significato per lei anche in quanto oggetti: le piaceva passeggiare per strada con dei libri sotto il braccio.'

Sophie_H_

Allora dovrei aver sistemato i capitoli... credo tu sia arrivata al 60, ma non sei obbligata a proseguire se non ti piace la storia :)

Aivlim2020

@Sophie_H_  Perché dici? Sono stata io a chiederti di avvisarmi quando avresti sistemato. Certo che proseguo
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Aivlim2020

Un libro al giorno, fino al 24 dicembre. Qui e sul mio profilo IG
          Il libro di oggi è
          'Donne dell'anima mia' Isabel Allende (2020) 
          
          'Non ho mai sentito la mancanza del mio padre biologico né ho mai avuto la curiosità di avere informazioni su di lui.
          Per concedere a mia madre l'annullamento del matrimonio, lui pose come condizione di non doversi mai prendere cura dei figli, spingendosi al punto di non vederci più. Le poche volte in cui in famiglia si menzionava il suo nome, argomento che tutti evitavano, mia madre veniva colta da una forte emicrania. Di certo, l'improvvisa diserzione di mio padre mi ha segnata. Come mi sarei potuta fidare degli uomini che un giorno ti amano e quello dopo scompaiono?
          L'abbandono di mio padre non è certo un caso eccezionale.
          In Cile il pilastro della famiglia e della comunità è la donna, soprattutto nella classe lavoratrice, dove i padri vanno e vengono e spesso spariscono dimenticandosi dei figli.
          Le madri, invece, sono alberi dalle radici salde.
          Si fanno carico dei propri figli e, in caso di necessità, anche di quelli degli altri.
          Le donne sono così forti e organizzate da far credere che il Cile sia un matriarcato, come perfino i più cavernicoli affermano senza vergogna, ma siamo ben lontani dalla verità. Gli uomini controllano il potere politico e quello economico, promulgano le leggi e le applicano a loro piacimento e, qualora ciò non bastasse, interviene la Chiesa con il suo retrivo suggello patriarcale.
          Le donne comandano semmai solo all'interno della propria famiglia... e non sempre.2

AndreaGrendene

Ciao sono Andrea Grendene e volevo chiederti se tu mi dessi la tua opinione: secondo te e' possibile che una persona che scrive poesie possa  vendere le proprie poesie e a chi potrebbe essere interessato a comprare scritte dall' autore stesso dopo averle scritte a mano o con la macchina da scrivere? Ciao e fammi sapere grazie 

AndreaGrendene

Ti ringrazio ancora davvero anche per la tua pazienza. Mi ha fatto un grande piacere che mi hai tolto dalla testa questi dubbi. Sono più tranquillo. 
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Aivlim2020

@AndreaGrendene  Non ne ho idea. Io credo che le variabili siano infinite. Il valore lo stabilisce l'interesse mostrato dall'acquirente
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Aivlim2020

Un libro al giorno, fino al 24 dicembre. Qui e sul mio profilo IG.
          'Sotto il Burqa' Deborah Ellis (2000)
          (Avere 11 anni a Kabul)
          
          'Volevano farmi diventare un ragazzo.
          "Come ragazzo sarai libera di andare e venire dal mercato, potrai comprare quello che ci serve, nessuno ti fermerà" disse la mamma. 
          "E' la soluzione ideale" disse la signora Weera.
          "Sarai un nostro cugino diJalalabad" disse Nooria "che è venuto a stare con noi mentre il papà è via".
          Parvana fissava tutte e tre. Era come se stessero parlando una lingua straniera: non riusciva a capire quello che dicevano.
          "Se qualcuno ti chiede di te, dirai che sei andata da una zia a Kunduz" disse la mamma "ma nessuno lo farà".
          A queste parole, Parvana si voltò di colpo a fissare sua sorella. Se mai c'era stato un momento adatto per dirle qualcosa di cattivo, era questo, ma non le venne in mente niente. Dopotutto, quello che diceva Nooria era vero. Nessuno dei suoi amici l'aveva più vista da quando i talebani avevano chiuso le scuole. I suoi parenti erano dispersi in diverse parti del paese, o addirittura, in altri paesi.
          Nessuno avrebbe chiesto di lei.
          "Indosserai gli abiti di Hossain. Ti andranno un po'grandi, ma possiamo sistemarli se necessario". La mamma esitò e per un momento sembrò sul punto di piangere, ma si trattenne.
          "Non funzionerà. Non sembrerò un ragazzo: ho i capelli lunghi" disse.
          Nooria aprì la credenza, prese le forbici e le fece schioccare, aprendole e chiudendole più volte.
          "Volete tagliarmi i capelli!" Parvana si corpì la testa con le mani.
          "Come fai a sembrare un ragazzo, altrimenti?" disse la mamma.
          "Tagliate i capelli di Nooria, è lei la più grande!" 
          "Nessuno mi scambierebbe per un ragazzo"sua sorella si guardò il corpo.
          "Tra poco anch'io sarò così".
          "Affronteremo il problema quando si presenterà" disse rapida la mamma. "Fino ad allora non abbiamo scelta.Qualcuno deve uscire e tu sei l'unica che può passare per un ragazzo".

Aivlim2020

Un libro al giorno, fino al 24 dicembre.
          'Di Sana e Robusta Costituzione' Don Andrea Gallo (2011) 
          
          'L'articolo 3 dice che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge, e specifica: senza distinzione di sesso.
          Dunque è importante discutere dell'omosessualità e dei diritti delle coppie omosessuali. Ad aiutarmi, io che sono un vecchio prete ormai ultraottantenne con il Vangelo in mano, ci sono la scienza, l'antropologia e la sociologia.
          Il punto è che, o c'è la forza del diritto, o c'è il diritto della forza. Emarginare, escludere, privare alcune persone -che con la loro autodeterminazione fanno delle scelte- dei loro diritti, che possono essere il diritto alla salute, il diritto alla casa, il diritto alla scuola, il diritto al matrimonio, vuol dire compiere un atto di forza, che li lede nella loro dignità.
          Ecco il mio essere nella Chiesa. La Chiesa dice: "C'è un Padre per tutti".
          Questo vuol dire che siamo tutti figli e figlie e fratelli e sorelle, con la nostra autodeterminazione. 
          E allora come mai continuiamo ancora una volta ad avere cittadini di questo pianeta che sono di serie B e serie C?
          Tutti gli esseri umani nascono sessuati, con una differenza di genere: l'omosessualità è un genere dell'energia umana'.

Aivlim2020

Libro del 13 dicembre 
          'Una donna' di Sibilla Aleramo  (1950) 
          
          'La mia fanciullezzaa fu libera e gagliarda. Risuscitarla nel ricordo, farla riscintillare dinanzi alla mia coscienza, è un vano sforzo. Rivedo la bambina ch'io ero a sei, dieci anni, ma come se l'avessi sognata. Un sogno bello, che il menomo richiamo della realtà presente può far dileguare. Una musica fors'anche: un'armonia delicata e vibrante, e una luce che l'avvolge, e la gioia ancora grande del ricordo.
          Per tanto tempo, nell'epoca buia della mia vita, ho guardato a quella mia alba come a qualcosa di perfetto, come alla vera felicità. Ora, cogli occhi meno ansiosi, distinguo anche né miei primissimi anni qualche ombra vaga e sento che già da bimba non dovetti mai credermi interamente felice. Non mai disgraziata, neppure; libera e forte, sì, questo dovevo sentirlo.'