"Equilibrio. Questo è quello che sentivo. Pace. Questa è quella che bramavo. Tranquillità. Questa è quella che aspiravo a raggiungere.
Non c'è nulla di più rilassante che guardare le nuvole. È divertente segnare il contorno con l'indice della mano destra, pensando a quali strani oggetti o segni esse rappresentano. Si muovono lente, ti danno tutto il tempo di accarezzarle per poi andare via, leggiadre e maestose come nient'altro su questa terra.
Sono le uniche capaci di fluttuare senza alcuna fatica, più leggere delle piume, delle acque e dell'aria... una leggerezza che chiunque tra noi esseri umani aspira a raggiungere.
Ma il buio è qui. Ci opprime, ci imprigiona, ci incatena al terreno impedendoci qualasiasi movimento. Siamo fermi, pietrificati da una forza più grande di noi, qualcosa che risiede nella nostra testa. Non possiamo fuggire dai nostri pensieri, l'unico modo per farlo è spegnerli e ucciderli, sancire la fine della nostra mente e della nostra vita.
Siamo come costretti in una perenne fuga, che termina proprio con il momento che temiamo di più: la morte, ma che allo stesso tempo è il traguardo che vogliamo raggiungere dalla nascita. 
E stupido e illuso è colui che crede di dominare la propria testa, di saper controllare gli impulsi, di saper controllare ogni cosa. Noi siamo carne, ma siamo anche testa...e non so davvero quale sia la cosa peggiore fra le due. 
Il cervello umano è definito da molti come lo strumento dell'affermazione della nostra specie. Ma è anche la nostra malattia peggiore...
Ed io, ora sono qui, steso a fissare un cielo ormai vuoto. Le nuvole sono morte, la leggerezza lo è... non c'è più nulla, solo vuoto. Ma cosa faccio? In molti casi ho scelto il dolore, forse adesso è il momento di scegliere la fine..."