«Voglio sapere perché mi chiami Angel».

Lui mi guardò a bocca aperta e arrossì appena. Gli sorrisi, rassicurante. Lui mugugnò e scosse la testa. «No, non posso risponderti», gemette, con quella faccia da cucciolo a cui non riuscivo a resistere.

«Avanti, mi hai detto che avresti risposto a qualsiasi mia domanda», lo incoraggiai. Lui si accigliò e scosse di nuovo la testa. Okay, avrei tentato con un'altra tattica. «Per favore...», lo pregai, baciandolo sulle labbra. «Per favore...», ripetei, baciandolo ancora. «Ti prego...».

Lui mugolò e prese un profondo respiro, mentre lo baciavo sul collo. «Ti chiamo così perché credo che Dio abbia mandato un angelo sulla Terra solo per me», ammise, prendendomi il viso tra le mani e costringendomi a guardarlo negli occhi. Feci un respiro tremante. Quello che aveva detto Pat era vero. Sentii il cuore galoppare nel petto, mentre continuava: «La prima volta che ti ho visto ho pensato fossi un angelo del paradiso. Eri così bella che mi hai tolto il respiro. E continui a farlo, ogni giorno».

«Questa è la cosa più dolce che io abbia mai sentito, Liam», mormorai, baciandolo teneramente. Lui mi baciò di rimando, per poi spostarsi in modo che fossi sotto di lui. «Potrei baciarti per tutto il giorno», mormorai, mentre lui mi sfiorava il collo con le labbra, mordicchiandomi la pelle e facendomi gemere, senza fiato.

«Uhm, mi sembra un ottimo piano», mormorò contro la mia pelle. Gli avvolsi le gambe intorno alla vita e lo attirai più vicino, baciandolo con tutta la passione che provavo. Lui mi fermò le braccia sopra la testa e mi baciò di nuovo, prima di sfiorarmi con le labbra dalla guancia all'orecchio. «Ti amo, Angel», sussurrò.

Il ragazzo che entrò dalla finestra e s'infilò nel mio letto.
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