Ventunotrentuno, di Martina Cecchini - Susanna Chelotti
In un futuro prossimo un’organizzazione denominata O.M.N.I.A. regola le vite dei cittadini chiamati a costruire la società perfetta. Ragazzi e ragazze vivono separati fino alla maggiore età, che li vedrà realizzarsi in coppie formate da un algoritmo basato su parametri di conformità incontestabili. Il controllo dei futuri cittadini si concretizza con l’impianto di un chip il cui compito non è solo monitorarne gli spostamenti, ma anche individuarne le predisposizioni. Lorenzo e Regina, cresciuti nella costrizione di queste norme, sono insofferenti alle regole e tentano di fuggire da questa prigione opprimente. Infrangendo i divieti imposti dal sistema, scopriranno quei sentimenti che formano la loro vera identità. La ricerca della libertà e dell’indipendenza perdute si rivela complicata e ricca di ostacoli. La scoperta del sesso e la grazia del desiderio contrastano in modo intollerabile l’obiettivo del ripopolamento perfetto della società.
Ventunotrentuno, qui nel volume curato da Robin Edizioni, convince senza mai rallentare il ritmo con un prodotto pienamente consapevole ed efficace. I personaggi, tutti perfettamente incastonati nella storia, hanno la capacità di sorprendere e far riflettere. Nella massa informe di molte identità, i figli della nuova società che ci accompagnano in questo viaggio si ritrovano l’uno nell’altro mostrando fragilità, passioni e angosce nel loro desiderio di fughe impossibili.
L’assenza di un equilibrio dialettico tra passato e futuro diventa un sensibile recipiente d’ispirazione: l’organizzazione perfetta è il vero incubo che mai vorremmo vedere realizzato, il limite estremo dell’antiumano dove l’individuo diventa anonimo, privo della congiunzione tra soggettività e ragione. Il nuovo significato della vita umana non può passare per il sacrificio della memoria. Se non si vuol perdere l’umanità, non si possono dimenticare l’amore e la signoria sui propri pensieri.