«Chi pensi che abbia diritto a riposare qui?» le chiede Hay Ley, raggiungendola.
«I poeti, gli ingegneri, i professori. Chi si è reso utile al prossimo»
«L’utilità è relativa, e soprattutto è una questione di possibilità. Quante persone marciscono nell’ossario perché hanno sbagliato a nascere» Hay Ley si è infervorata, le guance le sono diventate rosse. Sembra più in carne, muove velocemente la bocca e sporge i denti. «Non significa niente. Non lo scegliamo noi chi è importante, per quali motivi. È questione di culo e soldi. Magari io e te siamo bravissime a guidare macchine volanti, ma ancora non sono state costruite. Magari, Fernando Peroni» indica la tomba che hanno di fronte, di un signore coi baffi morto nell’Ottocento «sarebbe stato un eccezionale regista, ma quando andava a scuola il cinema non era ancora nato».
Rebecca gratta via un po’ di terra dal tacco. «Ho capito cosa intendi» dice, intimidita.
«Fare video e foto, mettere in mostra la propria vita, farsi riprendere mentre si scopa sarà anche stupido» Hay Ley incrocia le braccia sul petto, la matassina le sta cadendo dai capelli. «Ma è sempre questione di punti di vista. Per chi ammazza la gente si costruiscono anche statue».
[Deep Fake, capitolo 13, parte seconda.]
Ambientato al Monumentale di Milano. A me piace molto.