Vorrei poter dire che sto scrivendo qualcosa, ma la verità è che non è così. Da tempo, in effetti, ho smesso di scrivere. Un anno fa, dopo mesi di preoccupazioni, una delle persone che amavo di più al mondo si è ammalata. La diagnosi, avvenuta a seguito di una serie di analisi ed un'operazione chirurgica, ha rivelato la presenza di una patologia dalla prognosi nefasta, con un'aspettativa di vita, ad essere ottimisti, di un anno o poco più. Quella persona era il mio papà, un uomo dinamico e sempre attivo, la persona più buona del mondo, con cui ho passato momenti fantastici. Poi questo mostro se lo è portato via, strappandomelo piano piano, con una lenta ma inesorabile discesa. L'ho visto deperire sempre di più, fino a quando si è spento a febbraio di quest'anno. Mi sono aggrappata ad ogni singolo, fottutissimo secondo, anche se sapevo che non potevo fare nulla per tenerlo con me. Con lui se ne è andata una parte di me, quella che mi faceva scrivere, immaginare storie nuove. Ciò che è rimasto è un involucro vuoto, che conduce una vita che deve essere vissuta, ma per la quale non trovo niente che mi coinvolga davvero. Fare le cose quotidiane è per me faticoso. Non riesco più a riconoscere me stessa nella persona che vedo ogni singolo giorno allo specchio. La nebbia del dolore avvolge ogni cosa e tutto mi appare estraneo e senza senso. Vorrei poter scrivere ancora, ma in questo momento non ci riesco. Lui mi manca tantissimo e per ora vorrei prendermi una pausa.
Mi dispiace per coloro che mi hanno letto finora, ma non ce la faccio.