Vi capita mai di sentire quelle opere che solo i cantautori sanno scrivere, quelle storie un po' irreali e un po' veritiere?
Ecco, sono storie, squarci di vita decontestualizzata, che narrano di sogni, stelle e cieli irraggiungibili. Sono fiabe, come quelle che ci raccontavano da bambini, forse con un finale diverso, forse con qualche volgarità in più, ma pur sempre storie.
Racconti degni di essere ascoltati, che in qualche modo ricalcano la nostra vita, eppure sono sempre così distanti.
In una notte "nera, nera che porta via, che porta via la via", fermiamoci ad ascoltare ciò che queste piccole storie hanno da dirci, ciò che vogliono narrare ed insegnare con la loro moderna ed immorale morale.
Brevi racconti degni di essere chiamate "opere", in onore del tempo in cui la musica era lirica e gli spettatori colti.
E a noi cosa resta, poveri ignoranti, se non la poesia dei nostri tempi, le strofe ritmate che disegnano immagini di cruda realtà e di fervidi sogni?
Ignoranti, perché lo siamo, lo siamo: ignoriamo il mondo che ci circonda per poi ritrovarlo in una canzone.
Anche se, in fondo, poco importa di questo mio discorso e "tutto questo Alice non lo sa".