Tacque ancora, ma alla fine non poté più trattenere il pensiero che si agitava con evidenza nei suoi occhi, già dall’inizio della conversazione. “Perché tu hai sempre il potere di portare l’imprevisto nelle cose che io cerco di ordinare?” sbottò. “Con te, la situazione che un istante prima mi sembra perfettamente sotto controllo subito dopo diventa confusa e io devo riordinare le idee da capo.”
“È la differenza tra un giocatore di ruolo e uno di scacchi. Nel gioco di ruolo non c’è nulla di prevedibile, perché non sai mai come si comporteranno le pedine sul tavolo” cercò di scherzare Ian, ma il suo timido sorriso si spense subito davanti allo sguardo di nuovo indispettito del conte, che non aveva capito a cosa si stesse riferendo e aveva pensato a un nuovo enigma da risolvere.
Ian cercò invano di farsi piccolo. “Ti chiedo scusa, perdonami” disse mortificato. “Ti giuro che non è mia intenzione è non lo è mai stata portare scompiglio nei tuoi progetti.”
“Già, purtroppo è proprio questo il punto” brontolò il conte, prima di decidersi a entrare nel padiglione. “Tu non lo fai nemmeno di proposito.”
Hyperversum (pag. 463-464)