L’anima che abita il mio corpo è estremamente perfezionista.
Non c’è mai una volta che, soddisfatta, mi sussurra: “Brava, ottimo lavoro” . Per questo motivo mi ritrovo spesso e volentieri a cancellare ciò che avevo scritto, a riscrivere interi paragrafi, addirittura a modificare i nomi dei personaggi. Credo di aver sempre provato un briciolo d’invidia, per chi, a differenza mia, lasciava semplicemente che le cose fluissero. Così com’erano. Sono sempre stata molto autocritica, sempre a ricercare quel minimo dettaglio da modificare, quella virgola fuori posto, quella parola ripetuta due volte. Ormai stanca di vivere in un mondo in cui essere perfetti sembra una regola, ho deciso di pubblicare lo stesso. Si tratta del secondo capitolo di “Un respiro nel cassetto”, che più lo leggo più trovo difetti. Non sono convinta di nulla, forse perché l’ho scritto ormai quattro anni fa, forse perché l’ho letto e riletto fino allo sfinimento rendendolo odioso dinnanzi agli occhi di chi effettivamente ci aveva messo il cuore (io, appunto). Mi sono detta: “È così necessario che questo capitolo sia perfetto?” E la risposta la trovate appoggiando il vostro polpastrello su “Respiro Spezzato”. Magari non sarà un capolavoro, non sarà il capitolo perfetto che tanto mi ostentavo di raggiungere, ma va bene lo stesso. In questi quattro anni ho maturato le mie competenze, e magari quel capitolo lo scriverei diversamente, ma se ci penso bene ci sarà sempre una “perfezione” da dover raggiungere, la mia anima sarà sempre insoddisfatta di quel che fa. Ma è mio compito metterla a tacere, ogni tanto. Oggi ho scelto di pubblicare comunque, perché è ciò di cui ho bisogno, a prescindere da qualsiasi stupido ideale.❤️