~Punto di vista di una bambola di pezza~
Quella stanza dalle pareti bianche coperte di foto mi mise sicurezza fin dal primo momento che la vidi. E quella ragazzina di appena dieci anni che mi stringeva tra le braccia come se fossi la cosa più preziosa al mondo non era da meno.
Con la nuca appoggiata al suo petto sentivo il cuore batterle dall'emozione e il suo sospiro spostarmi delicatamente i capelli scuri.
Sentii la delicatezza che ci mise nell'appoggiarmi sul suo materasso e finalmente la vidi negli occhi.
Gli occhiali le incorniciavano lo sguardo color nocciola rendendolo più caldo e dolce, e i capelli biondo-scuro le ricadevano in ciocche scomposte sulle spalle. Il suo sorriso si aprì illuminandole il viso di una luce divina, e capii che da lì non me ne sarei mai voluto andare.
"Sono a casa!" urlò una voce fin troppo familiare dal piano di sotto. La sentii salire le scale correndo e vidi fare capolino i suoi capelli appena dietro la porta che subito chiuse velocemente.
Restò un attimo addosso alla parete e mi limitai ad osservare il suo viso così cresciuto in tutti quegli anni; eppure qualcosa nel suo sguardo perso nel vuoto non mi convinceva. E scoppiò in un pianto liberatorio.
Volevo alzarmi, abbracciarla e dirle che io ci sarei sempre stato, ma ero costretto a stare immobile, fissandola con tristezza.
Si avvicinò a me, strisciando sul letto finché non fu abbastanza vicina per prendermi tra le sue braccia e piangere sul cuscino. Mi si spezzò il cuore a vederla in quello stato; volevo chiederle cosa fosse successo, volevo accarezzarle la testa o fare qualunque cosa.
Ma ero solo una semplice bambola di pezza.
"Vorrei solo che tu fossi reale." sussurrò un'ultima volta prima di cadere nel sonno