Non è colpa mia, lo giuro. Non è colpa mia se sono così stronza. È colpa vostra, colpa LORO. Perché anche io una volta ero simpatica, gentile, altruista, solare, ma poi è successo tutto. Sapete, per una bambina di 7 anni è difficile affrontare tutto quello che ho passato io, da sola. Un giorno giocavo con le bambole e il giorno dopo mi sono ritrovata tra flebo, siringhe e lacrime. Soprattutto lacrime. E non capivo cosa stesse succedendo, cosa fosse cambiato. Mi chiedevo il perché di tutti questi cambiamenti, perché nessuno avesse il coraggio di parlarmene sinceramente, perché i miei genitori non avessero la forza di guardarmi negli occhi, perché dire un "ti voglio bene" fosse così difficile, perché risultasse più facile deludere gli altri, che renderli orgogliosi di me. Troppe domande e troppe poche risposte
Alla fine sono cambiata. Sono cambiata quando ho capito che era tempo di mettere via i giochi, rimboccarmi le maniche e crescere. Ma non crescere di età o di statura. Crescere psicologicamente. Cambiare il modo di pensare, smettere di fare domande e trovare le risposte autonomamente, arrivare a casa da scuola e studiare subito, senza chiedere aiuto, e riservando anche qualche ora per aiutare in casa.
E gli altri non hanno notato i miei cambiamenti. Li reputavano normali, ovvi, scontati. Ma non era scontato. Una bambina di otto anni dovrebbe piangere quando non riceve la bambola che voleva da babbo Natale, non davanti a un corpo senza vita. Non dovrebbe nemmeno passarle per la testa questa alternativa. Non dovrebbe, ma è stato così. E sapete qual'è la cosa che più di tutto mi fa stare male? Che la gente giudica. Giudica senza sapere nulla, senza preoccuparsi di parlare con me. Giudica basandosi su voci di corridoio o sui miei comportamenti. Provate a domandarvi il motivo per il quale mi comporto così, prima di trarre conclusioni affrettate.
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