Short Story:
Cari Lettori;
L'arte della narrazione è un velo di seta intessuto su una ragnatela di ferro. Il lettore, nell'atto di sfogliare una pagina, cede la propria volontà, permettendo alla mia voce di modellare le sue percezioni, di insinuarsi nelle sue veglie e, peggio ancora, nei suoi sogni. Non cercate il conforto della finzione in ciò che segue; troverete solo le conseguenze di scelte compiute in mondi dove la causalità è un giudice più feroce della moralità. Il Sangue, vedete, non mente mai. E il mio, denso e antico, mi impone di non mentire a voi, se non attraverso il filtro necessario.
Queste short story sono nate da un caotico e irripetibile Teatro di Gioco (D&D).
Ho presieduto innumerevoli teatri di guerra e intrigo nei secoli, ma pochi sono stati così illuminanti come le notti passate attorno a quel tavolo di quercia. Là, l'ambizione, la paura e la redenzione venivano distillate nella forma più pura. I dadi, quegli innocui poliedri, non erano strumenti del caso, ma gli specchi cinici attraverso cui si rifletteva la fragilità dei Mortali (e degli Eroi). Li osservavo mentre decidevano di pugnalare un alleato alle spalle, di stringere patti con entità abominevoli o di sacrificare sé stessi per un ideale effimero. Ogni emozione generata da quel Gioco era Sostanza. E quella Sostanza, ora, è stata purificata, lavorata, e riversata in queste Cronache. Loro credevano di giocare con la fantasia; io stavo archiviando i loro destini. Ho scelto di renderle pubbliche, come si espone un vessillo nella notte... Questo non è un gesto di generosità. È un atto di potere. Esporre il Vessillo significa stabilire che le mie regole valgono. Significa che il confine tra il gioco che si svolgeva su quel tavolo e la realtà che voi percepite è molto più sottile di quanto siate disposti ad ammettere. La pubblicazione è l'iscrizione di un monito, inciso sulla pietra della Rete Globale: l'ombra del tavolo da gioco si allunga. Leggete.