Sto avendo una crisi nervosa. E' la quarta volta che scrivo una bio e sto schifo si cancella sempre. E sono anche l' 1.03. Bando alle ciance, presentiamoci: io sono Edith, anche conosciuta come Reptilium. Ho dato questo nome al mio account perché sono Whovian, e dato che la specie aliena che più mi ha colpito in Doctor Who sono stati gli Homo Reptilia, ho deciso di chiamarmi così. Sono una "normale" tredicenne che vive in Sicilia in un paesino sperduto tra le colline e il mare. Amo leggere, scrivere e mille altre cose. Scrivo da quando ho sei anni, e leggo da quando ne ho quattro. Tanti mi dicono di essere brava a scrivere, e volevo condividere questa cosa che amo con voi. Il mio libro preferito è Il Giardino Segreto, è anche stato il primo vero libro che ho letto, e mi è rimasto nel cuore. La prima storia che ho scritto si chiamava "La strega col nasone verde". Avevo solo sei anni, capitemi. Oggi scrivo soprattutto storie su gente matta, i matti mi hanno sempre affascinata e mi piace immedesimarmi in loro, e osservare il mondo dal loro punto di vista. Come avrete capito sono una persona palesemente logorroica, e ve ne accorgerete sia dalla bio, sia dalla lunghezza dei miei capitoli. Io mi reputo una persona che vive di perennemente: sono perennemente insonnata, perennemente stanca, perennemente affamata, perennemente scontenta, perennemente, perennemente, perennemente. A volte penso che quella parola mi descriva a tanto, per il semplice fatto che nella mia vita ci sono poche mutazioni, ma quelle poche sono perenni. Un' altra cosa curiosa di me, è che ho dei preferiti o degli sfavoriti in tutto; ad esempio, nelle parole: io ADORO la parola "perspicace" ma mi fa schifo la parola "marmellata", oppure negli abiti: potrò anche avere tre pantaloni uguali, ne avrò sempre uno preferito, anche se sono perfettamente identici. Eh si, sono una persona abbastanza strana, ma spero davvero di non annoiarvi. 
Detto ciò, io devo salutarvi,
Buona permanenza e un bacio grande
-Rept.
  • Calatafimi Segesta, Sicilia
  • JoinedApril 1, 2015



Story by Edith Lilianne Cooleman