Qui è il vostro personale aedo, un essere umano (forse) leggermente fissato con l'antichità e gli anni '80.
Crede di essere molto tragica e avere stile, anche se quello che fa è più che altro abbandonarsi in modo scomposto su ogni superficie piana e non, gridando a tutti il suo stato d'animo e cose del genere.
Le piace darsi vari nomi, forse a causa delle crisi d'identità nate alle elementari e non ancora finite (nulla di serio, ma ha un bisogno alquanto disperato di mostrarsi interessante agli occhi degli altri), e ultimamente si era chiamata la poetessa, anche se ora risponde a più nomi.

Si riferisce a se stessa in terza persona perché in questo modo può parlare dei suoi problemi come se stesse raccontando di un  personaggio del libro che sta leggendo (e anche perché così si sente un po' Cesare, e Cesare=stile). Libro che, per quanto si sforzi, non riesce a capire. Sì quindi figuratevi quanto la capiscono gli altri. Sorvoliamo.

La potete anche chiamare il poeta, perché non le importa assolutamente nulla del genere con qui è percepita in società. Per ora si limita a considerarsi una divinità.

La poetessa è un animale notturno, devota alla luna e alle stelle, e la si può vedere piangere mentre legge Saffo, di cui un po' è innamorata e non si vergogna ad ammetterlo. 

Allo stesso tempo è una grandissima idiota, lunatica e, secondo alcuni, "con manie di grandezza stile Alessandro magno". Può passare dall'introspezione poetica al gridare per strada "sono stilosa e fantastica amatemi" senza un minimo senso del pudore mentre le sue amiche fanno finta di non conoscerla.

Ama scrivere mentre aspetta l'autobus, o la notte quando non riesce a dormire e si rifugia in bagno con il suo quaderno per non disturbare nessuno. 

Adora disegnare, il suo locus amoenus è l'acropoli di Atene e si commuove  guardando opere d'arte.

Riconosce di aver scritto troppo, quindi saluta e scompare.