Numeri. Alla fine di tutto siamo solo dei numeri. La data di nascita, l'età, l'altezza, il peso. Sono queste le cose che ci contraddistinguono. Veniamo definiti da dei numeri, non da ciò che proviamo, da ciò che esprimiamo, da ciò che insegnamo o dagli ideali che seguiamo. La frequenza cardiaca, la pressione, la temperatura corporea, il quoziente intellettivo. Dipendiamo da dei numeri, non da ciò che vogliamo, da ciò che desideriamo ardentemente, perché se vogliamo qualcosa e i nostri numeri ostacolano il percorso per raggiungerla, non possiamo scavalcarli sperando solamente di sopravvivere ad essi.
I malati di COVID-19 oramai sono dei numeri, degli enormi numeri, spaventosi numeri. E i nomi di coloro che muoiono, perché dei deficienti non riescono a rimanere 3 settimane in casa, vengono sostituiti da quegli stupidi numeri. Sembrano i codici degli animali nello zoo, dei prigionieri nei carceri, degli ebrei in quei luridi campi di sterminio. 1º morto a Codogno! Altri morti a Wuhan! Primi morti in Emilia e in Veneto! 3 contagiati in Piemonte! 10, 50, 130, 200, 550, 1025, 10030...
Sono troppe le vittime, troppi a rischio, troppi numeri.