Nel corso della mia vita ho pensato spesso a una citazione di Foucault, desiderando di ripercorrere le esperienze pregresse senza turbamenti. 
L'estrema sensibilità mi ha portato a provare emozioni, a volte, al limite della tolleranza. La timidezza mi ha sovente racchiuso in un guscio di silenzi. Il timore di "non essere all'altezza" mi ha impedito fin troppo spesso di "brillare".
Quindi sì, difficilmente ripercorro le  dissolvenze cognitive come uno stimolo regressivo.
Riesco a farlo solo quando la mente evoca ricordi legati a periodi in cui la scrittura ha caratterizzato la mia esistenza, permettendomi di uscire fuori da me stessa e dalla gabbia dorata in cui mi ha sempre chiuso la parte più complessa di me. 
Avevo solo tredici anni quando scoprii il potere del racconto che cura, la capacità della scrittura di sviluppare un senso di pienezza e autonutrimento.
Dopo di allora è avvenuta come una specie di potente, quanto delicata, transazione, dove una pagina non più bianca è diventata il mezzo per vivere tutte le vite possibili.

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