Ma soprattutto, Tito aveva l'impressione che Milano facesse un tale sforzo per raccontarsi, che non residuasse energia per dare la vita, nel mondo tangibile, all'oggetto del racconto. Volendo fare una similitudine accade, ad esempio, che un'azienda di capi d'abbigliamento spenda tutto il proprio budget per una massiccia campagna pubblicitaria, al punto che non rimanga un centesimo per conferire qualità al prodotto: è possibile che questo piaccia comunque al pubblico, ma ciò non lo rende meno scadente, che il successo non sia mai unità di misura della qualità. Così, Tito aveva l'impressione che Milano facesse un enorme sforzo per dirsi inclusiva, per quanto poi il suo vicino di pianerottolo non gli avesse mai rivolto un saluto. Una città così assorta dal lucidare la propria vetrina sul mondo, che si dimentica di esporvi alcuna merce.
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