La scuola è finita, stavolta per sempre.
Stavolta non tornerà a settembre con il primo freddo e non stravolgerà le mie mattine assonnate.
La scuola è finita, finita per davvero.
È stato bello? È stato brutto? È stato singolare, per me come per ognuno di voi lo è stato o lo sarà.
Non si può parlare di scuola come qualcosa che finisce per sempre, perché per noi rimane sempre un po’ scuola, questa vita qui.
Ieri, uscendo dall’istituto che ho chiamato casa tante volte, mi sono sentita svuotata di qualcosa di bello. Strano, no?
Parlare di scuola e dire che è bella... Come quando finiamo una vacanza e diciamo: “Cavolo, se mi manca, è stato bello ed è finito così in fretta...”
In pochi capiranno che questa fine bella e nostalgica, che lascia il suo vuoto e colma i quesiti, non è un respiro di sollievo, ma è una mancanza da colmare, di sensazioni strane e intrinseche di bene e male.
È finita, ma non come quando termina la lettura di un libro, perché questa è una conclusione vera di una storia vera che è iniziata tanti anni fa e ha avuto un epilogo così breve.
Anni di risate, di pianti, di noia e di paura... Sensazioni così vere che ora sembrano false e lontane, come parte di un sogno.
Si usa dire che la maturità sia la fine della scuola e l’inizio della vita, ma a me sembra di essermi persa in una nebbia di fumo scura e di non trovare la via di casa, di casa... la scuola.
La scuola che odiamo, quella che ci fa sbadigliare e sbuffare all’infinito, che ci rende arrabbiati e nervosi, ma allo stesso tempo ci permette di sentirci soddisfatti e pieni di noi.
Chi non si è sentito piccolo fra i tanti dentro la scuola? Chi non si è sentito grande fra gli stessi e all’interno delle medesime mura?
All’inizio di quest’anno ho detto: “Quest’anno comandiamo noi” e mai mi sarei aspettata che non avrei comandato proprio un bel niente... oltre che la mia vita, la quale andava piano alla deriva e l’unica cosa che rimaneva ferma, costante, era proprio la scuola.