Io non l’amavo più da settimane, mesi forse, però ne ero parecchio geloso. L’idea che potesse essere felice con un altro non mi piaceva affatto. Non volevo che mi dimenticasse, che si disinteressasse di me, come gli sguardi che s’incrociano nella metro alle sette del mattino. Ero un po’ come quei bambini densi di giochi inutilizzati da parecchio tempo, che non prestano a nessuno per un capriccio personale, quelli che, con tono immediato e schietto, dicono “è mio”.