Oggi, oltre ad essere San Valentino, è anche la Giornata Mondiale del Bambino con il Cancro.
Mentre molti festeggiano l’amore in tutte le sue forme, io sono in università a parlare di quei bambini che combattono ogni giorno contro patologie sanguigne come la leucemia, il linfoma, l’anemia aplastica. Bambini che, invece di rincorrere i loro sogni nei parchi giochi, rincorrono speranze nei corridoi degli ospedali, aggrappandosi a fili di vita che spesso sembrano troppo sottili.
Ho avuto modo di stare in reparto, di vedere con i miei occhi la fragilità e la forza intrecciarsi negli sguardi di chi lotta. Ho incontrato adulti che affrontano queste malattie con dignità e coraggio, ma quando si parla di bambini… è un altro conto. Perché l’infanzia non dovrebbe conoscere il dolore di un ago, il peso di una diagnosi, la paura dell’incertezza.
Eppure, ho visto anche qualcosa di straordinario: bambini che, nonostante tutto, ridono, giocano, sognano. Che trovano la luce anche nelle ombre più scure.
Ed è qui che il nostro ruolo diventa essenziale. Donare non è solo un atto materiale. Non si tratta solo di sangue, midollo, denaro. Donare significa regalare un sorriso quando qualcuno ne ha più bisogno, significa pronunciare parole gentili che possano alleviare anche solo per un istante il peso di una giornata difficile.
Donare significa rispettare, sostenere, esserci. Non solo per chi conosciamo, ma per chiunque incroci il nostro cammino. Perché, alla fine, la cosa più preziosa che possiamo lasciare nel cuore degli altri non è ciò che possediamo, ma ciò che siamo.