He/they/she

Alla fine,  descriversi è facile. È capire se quello che diciamo è vero, il problema.

"Chiamami Gee. Chiamami amico, nemico, quel che ti pare; chiamami la sera,  quando dovresti dormire ma non ci riesci proprio. Chiamami pazzo,  strano,  scemo, drogato, coglione,  ritardato, egocentrico, genio,  basta che non mi chiami con il tuo nome,  perché creerebbe molti equivoci.
Chiamami, fallo urlando il mio nome,  qualunque esso sia, anche se non lo ricordi. Oppure chiamami sussurrandolo, quel nome su cui sto facendo tanti sproloqui. Chiamami con un 'perché';  chiamami per un 'non so cosa fare' perché così saremmo in due a non capirci un cazzo, ma almeno staremo insieme. Chiamami e basta, ok?"

Io non so scrivere, ma ne ho bisogno, perché ho davvero troppo rumore nella testa, e non mi servono ulteriori voci che premono per uscire da quell'angolo in cui le rinchiudo. E allora le metto per iscritte. Anche per questo, non sono regolare. Non ho una storia già pensata, strutturata, impostata, finita, di cui posso caricare un capitolo una volta o due alla settimana. Non riesco a scrivere prima tutta una storia e poi pubblicarla, perché so gia che mi arrenderei a metà,  criticando ogni piccolo pezzetto e cancellando tutto. Pubblico appena sono soddisfatta, prima che il dubbio mi assalga, e per questo le mie storie non sono un granché. Sono scostante e non porto a termine un lavoro da quando avevo cinque anni, quindi non aspettatevi molto, perché non valgono niente.

Ho imparato a paragonarmi alla Luna, di recente. Ha un potenziale, forse, ma non brilla di luce propria; ha bisogno di una stella per sentirsi adatta, abbastanza per quelli che la circondano, per brillare. Io l'ho trovata, quella stella, e ho capito che insieme possiamo brillare, e farlo anche solo per noi, anche senza un 'perché', per rischiarare il buio. Per vivere senza averne più paura.


Prima ero @piccole_briciole