Ciaooo! Come promesso eccomi; ci ho messo un po’ a pubblicare il commento perché il sabato per me non è un giorno di riposo, ma alla fine ci sono riuscita.
Lo so che la premessa è stata: “Il commento sarà devastante e insostenibile per la tua sanità mentale, quindi non leggerlo se vuoi campare altri due anni”, ma io voglio partire facendoti i complimenti.
Ebbene sì: “Udite, udite, si parte con dei complimenti! - Che con me valgono il doppio vista la mia fama ahahaha - ”.
Prima di spiegarti il motivo di questa frase, voglio però dire una cosa burocratica così mi lavo le mani e non rischio di essere ricercata in futuro per abuso di ufficio o altre cose che nemmeno so: il tuo primo capitolo vero e proprio era molto lungo, così ho deciso - per te come per la ragazza arrivata terza - di leggere solo esso e il prologo, quindi semmai mi doveste venire a richiedere questioni sulla mia moralità di super partes, vi ho già detto… nella speranza di avere la fedina penale a posto, ahahahah.
Arriviamo però al dunque: IL TUO PROLOGO! Ti giuro che era bellissimo e, da pseudo-poetessa quale sono, sono impazzita per le immagini che hai dipinto attraverso le tue parole.
Ammetto che inizialmente ero indecisa sulla posizione in cui mettere voi due perché eravate alla pari, ma nel vedere le tue capacità poetiche e filosofiche sui temi dell’amore, del dolore e dell’amicizia ho detto: “Basta, ha vinto lei.”
Ad una certa lo avevo pure scordato perché ho effettuato la correzione in due momenti diversi, ci crederesti? Solo che quando ho ritrovato alcuni ragionamenti di quel genere anche nel primo capitolo, mi sono ricordata e convinta definitivamente.
Questo però non vuol dire che il tuo testo sia esente dagli errori…
Adesso tu dirai: “Ecco, ora arriviamo al punto; prepariamoci al peggio.”