La mia storia, la storia della mia nascita, non si apre come la maggior parte delle altre. Non si apre con un'unione. 
Si apre con una donna che in una gelida e nevosa mattina di marzo entra nel reparto di medicina riproduttiva nell'ospedale di un paese straniero, dopo un'ora e trenta di volo Milano-Bruxelles, e ne esce qualche ora dopo con una cellula in più in corpo. 
E quella cellula sarei diventata io. 
Da figlia unica di una coppia lesbica spesso ho avuto a farmi compagnia solo quelli che da piccola chiamavo amici immaginari e che ora sono i miei personaggi. 
Per questo non ricordo il momento preciso in cui ho iniziato a scrivere, scrivere per me, per il solo gusto di creare: l'ho sempre fatto, nella mia mente, nella mia anima, ancor prima di imparare a prendere carta e penna. Io creavo storie.