Stile personale o putt****a linguistica?
Altro che dubbio amletico, qui c'è da perdere il sonno e la ragione a cercare di far ragionare certuni. E io mica ho voglia di perdere il tempo con i sordi. Devo imparare il giapponese entro la fine dell'anno, non so se mi spiego.
Comunque. Io ho questa idea malsana. Ossia: prima conosci le regole e le rispetti come un monaco benedettino, poi, e sottolineo poi, le stravolgi (ribadisco che ho detto poi).
Solo che nell'epoca del social pensiero e dello slogan "perché io valgo", tutti si sentono professoroni sulla cattedra dell'affermazione personale über alles, e guai a chi osa mettermi in dubbio - questa sono io e questa è casa mia e qui comando io e in culo a tutto quanto mi viene imposto di imparare io sono ermetica dentro.
Che fa un po' ridere i polli come concetto.
Perché è da folli pensare di poter stravolgere una regola che non si conosce - cioè, fatemi capire, che minchia stravolgete se non avete idea di come funzionano le cose?
E, ve lo dico da ignorantA, una persona con un minimo di competenza (e sottolineo minimo) vede a occhio nudo la differenza tra uno che piega qualcosa che conosce alle sue esigenze narrative e uno che sembra un cieco in campo di grano maturo la notte del quindici agosto.
Poi, se volete continuare a insistere che questo è il vostro stile personale perché non avete il coraggio di ammettere che siete delle capre a cui pesa il culo, liberissimi. A questo punto non so quale delle due sia peggio - l'esser capra o il pesar di culo.
Forse un giorno vi renderete conto di quanto il processo di apprendimento sia un divenire che tende all'infinito e ne abbiamo tutti di strada da fare (cit.), forse no.
Basta che non rompiate i maroni con la vostra saccenteria strabordante - saranno mica sempre gli altri a non capire una minchia, oder? (domanda trabocchetto, sappiatelo!)
Ora vado a imparare i dakuten, mi sembra molto più proficuo che cercare di farvi cambiare idea - cosa che comunque non mi interessa.