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La matematica, piú di altre, è una disciplina nella quale, al netto delle doti naturali (come per esempio i quadricipiti di Usain Bolt nella corsa), applicazione ed esercizio sono fondamentali.
          	Non è vero infatti che per studiare matematica «bisogna essere portati». Per studiare matematica, come per il resto e piú del resto, bisogna solo studiare. Mi rendo conto che studiare, nella dittatura dell'immediato, che viviamo, è un verbo scomodo, pieno di conseguenze e al quale è stata sottratta la sinonimia, naturale, con progettare o immaginare. 
          	
          	Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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La matematica, piú di altre, è una disciplina nella quale, al netto delle doti naturali (come per esempio i quadricipiti di Usain Bolt nella corsa), applicazione ed esercizio sono fondamentali.
          Non è vero infatti che per studiare matematica «bisogna essere portati». Per studiare matematica, come per il resto e piú del resto, bisogna solo studiare. Mi rendo conto che studiare, nella dittatura dell'immediato, che viviamo, è un verbo scomodo, pieno di conseguenze e al quale è stata sottratta la sinonimia, naturale, con progettare o immaginare. 
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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Mi piace pensare alla geometria come a una granita vecchio stile. Alla base c'è un bicchiere colmo di ghiaccio triturato (i primi quattro postulati). Poi puoi scegliere il gusto, aggiungendo uno sciroppo. Aggiungi menta (unica parallela), tamarindo (infinite parallele) o fragola (nessuna parallela) e sorbisci la granita che desideri. Dunque quella di Euclide è una delle possibili geometrie. Geometria gusto Euclide.
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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La matematica, nel comune sentire, non è tra le necessità o tra le qualità di una persona di cultura, di un intellettuale. E viene considerata, per la maggior parte del tempo e dalla maggior parte delle persone, una disciplina asettica nel senso di inutile per intavolare una conversazione e dunque comunicare, confrontarsi, affrontare problemi pratici, discutere, descrivere, partecipare alla vita politica. Asettica.
          [...] Il più efficace smantellamento di questa posizione pregiudiziale, almeno per quanto riguarda il concetto fondativo di proporzione, è il cartone animato Disney Paperino nel mondo della matemagica (1959). Nel cartone, Paperino si accorge che la bellezza greca ha una natura matematica fondata sulla proporzione. [...]
          Tuttavia, nonostante i fasti della Grecia classica, nessuna civiltà è pervasa di matematica come la nostra. Algoritmi, previsioni, automazioni, calcoli, cronometri, gps, conteggi energetici per perdere peso o acquistarne, lotterie, contapassi.
          Il ragionamento deduttivo ha una caratteristica che dovrebbe generare subitaneo e diffuso entusiasmo: è un metodo al quale tutti possono accedere purché ne studino le regole e attraverso il quale è possibile valutare la ragionevolezza o meno di un altro che parla. Sottintende una logica comune, come la prospettiva, e gli scacchi, che, per esempio, insegnano come senza accordo sui principî non è possibile nemmeno combattere, figuriamoci convivere.
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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Nonostante l'idraulico abbia una possibilità superiore alla mia di capire perché e come lo scarico del lavandino sia otturato, io e l'idraulico ragioniamo in modo simile. Abbiamo scommesso sulle cause e dunque sugli effetti. Diciamo quindi che se la nostra rappresentazione del mondo (descrizione della) procede per deduzione e analogia, la vita e la scienza avanzano per ragionamenti di tipo probabilistico. Se così non fosse sia la vita che la scienza si occuperebbero solo di fatti compiuti e lavandini già sturati.
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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D'altro canto, i matematici stessi vengono presentati come geni infallibili, mentre spesso, come tutti, sbagliano. La matematica però è una disciplina che non lascia spazio all'ignoranza dell'errore e dunque, di solito, l'errore non è difetto morale o caratteristica di una classe sociale, ma solo uno dei modi per proseguire la ricerca, raddrizzare il procedimento logico o addirittura cambiarlo.
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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Uno studente, durante un esame di risposte stentate, confessa al professore di essere innamorato della matematica e il professore risponde, in napoletano: – Guaglio', ma nun si' ricambiat'.
          La matematica, in effetti, o questa è la versione comoda, non ricambia spesso. È difficile, lontana, confinata nelle altezze irraggiungibili dell'esattezza.
          
          Chiara Valerio, “La matematica è politica”

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[...], la ricerca fondamentale, prima e dopo l'inizio della sua nuova vita, era sempre stata spirituale, il sogno di un legame duraturo, un amore reciproco fra anime compatibili, anime dotate di corpi, certo, grazie a Dio dotate di corpi, ma l'anima era al primo posto, sarebbe sempre stata al primo posto, [...].
          
          Paul Auster, “4 3 2 1”

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Cosí si spiegava perché Brownstein e Solomon galleggiassero nell'esistenza con relativa serenità: non erano tormentati dal demone dell'ambizione. Suo padre e zio Don invece erano divorati dall'ambizione, che paradossalmente rimpiccioliva il loro mondo e li rendeva piú inquieti di chi non era afflitto da quel demone, poiché ambizione significava non essere mai soddisfatti, avere sempre fame di qualcos'altro, andare avanti a testa bassa, perché nessun successo poteva essere abbastanza grande da placare la sete di altri successi ancora piú grandi.
          
          Paul Auster, ”4 3 2 1”

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A poco a poco, però, soprattutto negli ultimi due o tre mesi, Rose aveva cominciato a somigliare alla ragazza che era prima, riscoprendo che il cibo aveva un sapore quando lo mettevi in bocca, per esempio, che quando la pioggia bagnava la città non bagnava solo lei, che ogni uomo, donna e bambino dovevano scavalcare le stesse pozzanghere che scavalcava lei. No, non si sarebbe mai ripresa dalla morte di David, lui sarebbe sempre stato il fantasma segreto che le camminava accanto mentre lei s'imbatteva nel futuro, ma ventun anni erano troppo pochi per voltare le spalle al mondo e capì che, se non si fosse sforzata di rientrare in quel mondo, sarebbe morta di disperazione.
          
          Paul Auster, “4 3 2 1”