Buon secondo anniversario, Ateez <//3.
Oramai non ho più memoria dell'innocua verginità della mia innocenza, non posseggo più alcun ricordo della mia infantile spensieratezza. Dinanzi alla mia debole vista offuscata, chiazze di remoti ricordi incespicano come un'antica pellicola cinematografica: la ruggine degli anni trascorsi struscia sciattamente sulle mie ossa indebolite. Le innumerevoli corse nelle sconfinate brughiere della mia sprovveduta fantasia sono terminate con il sopraggiungere dell'adolescenza, non posseggo più il fiato necessario. Non ho idea di quando i sgargianti colori della mia quotidianità abbiano iniziato a sbiadirsi. Inginocchiata al cospetto di una depressione con cui non sono mai stata in grado di convivere, ho vomitato ininterrotti pianti di lacrime salate ed inghiottito afone strilla di commiserazione. In equilibrio sull'instabile filo del rasoio, in bilico tra vergine coscienza e affrettata sprovvedutezza, ho atteso impaziente la fine del mondo. In quel momento, mi avete presa per mano. Sull'arida radura del mio petto appesantito si è disteso delicatamente un piccolo squarcio di cielo: riprendendo fiato, osservo nuovamente la melatonina della mia stanza. Il millecentodiciasettesimo raggio di Sole illumina sgargiante il terriccio del mio sentiero, baciando timidamente la Luna alla luce del crepuscolo. Nel calore del vostro conforto, la sera non è più buia come ricordavo: mi riesce più facile sussurrarmi ogni sera un debole «Ti perdono», che si smarrisce silenzioso tra il tepore delle lenzuola ed accoglie sorridente un lungo sonno privo di incubi. Finalmente, mi voglio bene.