«Scusa, gli uomini non piangono».
Si alzò.
«Gli esseri umani si però» e finalmente lo guardai. Il suo sguardo perso, rivolto verso quella danza di riflessi incontrollati.
Uno sbuffo, un respiro, una risata.
«Stai dicendo che gli uomini non sono esseri umani?». Finalmente il suo sguardo sul mio. Sul. Tutta superficie, tutto vento, tutto un respiro, uno solo, lo stesso con cui da anni butta giù la vita, tutto d'un fiato, come se fosse uno dei liquori più amari. Il fastidio di quel sorriso si porta via, assieme al mio sguardo, le parole, tutte quante, tutto quello che avrei voluto dirgli, tutto quello che avrei voluto gli fosse detto.
Ma me le riprendo velocemente.
«Sto dicendo che puoi scegliere».
Di nuovo il suo sguardo sulla mia pelle. Vorrebbe bruciarla, distruggerla, accartocciarla e buttarla, metterla da parte, dimenticarsene per sempre.
«però ti avverto, gli uomini a casa mia non sono ammessi». La testa inclinata, i capelli davanti al viso, il vento che mi avvolge.
«e gli esseri umani?».
Ed eccolo, finalmente, il suo sguardo nel mio. La sua anima mi tocca, non mi muovo, ma la sento, non la accolgo, ma la lascio bussare. E mi chiedo, devo lasciarla entrare?