thehuntersmoon

avrei chiesto solo un mi dispiace, solo questo.
          	

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Ho vinto io.
          A me è andata bene la verifica e a lei un po’ meno. Ma lei gioisce del suo voto, è soddisfatta di ciò che ha fatto. Io mi chiedo se è stata solo fortuna, che mi è andata bene per caso, che potevo fare sicuramente di meglio.
          Ha vinto lei.

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Vi capita mai di cercare di riaccendere una scintilla che sembra essersi spenta per sempre? 
          Ormai questo è tutto ciò che mi lega alla scrittura. Nulla oltre a una scintilla spenta che non vuole più riaccendersi.
          E credetemi se vi dico che ci ho provato. Vorrei poter scrivere più di qualsiasi altra cosa al mondo. 
          Ma la mia mano rimane ferma. La mia mente rimane una terra arida, in cui non riesce a crescere, a germogliare neanche il più piccolo dei fiori.
          E questo sta uccidendo metà di me stessa, la metà che è sempre esistita da quando ne ho memoria.
          La metà che ha sempre voluto creare storie, viverle, respirarla e amarle.
          La metà che da piccola scriveva storie da leggere di notte.
          La metà che creava mondi e storie solo per viverci un pochino. 
          E senza questa metà non so più chi sono io, chi voglio essere. Chi sarò quando si spegnerà del tutto? Potrò esistere in un mondo in cui la scrittura non fa parte della mia vita? E seppur sapendo che la risposta sia sì, fatico a rendermene conto.
          Sto diventando qualcuno che non sono io e questo mi terrorizza. 
          E un giorno dirò addio a questo profilo. Un giorno che potrebbe benissimo essere oggi.
          

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Ho sempre avuto bisogno di sentirmi apprezzata, non l’ho mai nascosto. 
          Ho sempre, sempre avuto bisogno di qualcuno che mi dicesse che andava bene così, che andavo bene così e che mi amasse ugualmente. 
          Pian piano però questo bisogno è diventato qualcosa di ossessivo, di viscerale, che cresceva nel mio cuore senza che io potessi fare qualcosa per contrastarlo. 
          Quello che una volta era una sorriso è diventato un ghigno che mi diceva solo quanto fossi inadeguata, un abbraccio è diventato una prigione, una gabbia a cui non riuscivo a sottrarmi nemmeno con il pensiero. 
          Amavo le parole scambiate al mattino e alla sera, appena sveglia e prima di dormire. Adoravo come mi facessero sentire. Apprezzata, voluta, amata.
          Quando sono scomparse ho smesso di darle anche io. Come risposta presumo. 
          E per questo probabilmente non riesco più a essere come un tempo, non riesco più a istaurare delle amicizie profonde a cui io possa donare tutta me stessa. Non esiste più qualcuno che mi consoli quando qualcuno non va semplicemente perché io non parlo più. E lo riconosco.
          Riconosco che non riesco più a sfogarmi con nessuno. E cerco in tutti i modi di giustificarmi con loro, che è causa loro, sono loro il motivo per cui sono diventata una pietra con gli altri. 
          In realtà questa è forse una mera consolazione, e la realtà, la dura e cruda realtà, è che semplicemente sono cambiata. E anche se ne ho tremendamente bisogno, così come un tempo, non mi apro più con le persone.
          Anche se amo ancora I buongiorno e i buonanotte.
          Anche se detesterò per sempre gli abbracci.
          Anche se adoro i ti voglio bene che non sento da tanto tempo.
          Anche se sono io ma anche se non lo sono più.