Ho sempre avuto bisogno di sentirmi apprezzata, non l’ho mai nascosto.
Ho sempre, sempre avuto bisogno di qualcuno che mi dicesse che andava bene così, che andavo bene così e che mi amasse ugualmente.
Pian piano però questo bisogno è diventato qualcosa di ossessivo, di viscerale, che cresceva nel mio cuore senza che io potessi fare qualcosa per contrastarlo.
Quello che una volta era una sorriso è diventato un ghigno che mi diceva solo quanto fossi inadeguata, un abbraccio è diventato una prigione, una gabbia a cui non riuscivo a sottrarmi nemmeno con il pensiero.
Amavo le parole scambiate al mattino e alla sera, appena sveglia e prima di dormire. Adoravo come mi facessero sentire. Apprezzata, voluta, amata.
Quando sono scomparse ho smesso di darle anche io. Come risposta presumo.
E per questo probabilmente non riesco più a essere come un tempo, non riesco più a istaurare delle amicizie profonde a cui io possa donare tutta me stessa. Non esiste più qualcuno che mi consoli quando qualcuno non va semplicemente perché io non parlo più. E lo riconosco.
Riconosco che non riesco più a sfogarmi con nessuno. E cerco in tutti i modi di giustificarmi con loro, che è causa loro, sono loro il motivo per cui sono diventata una pietra con gli altri.
In realtà questa è forse una mera consolazione, e la realtà, la dura e cruda realtà, è che semplicemente sono cambiata. E anche se ne ho tremendamente bisogno, così come un tempo, non mi apro più con le persone.
Anche se amo ancora I buongiorno e i buonanotte.
Anche se detesterò per sempre gli abbracci.
Anche se adoro i ti voglio bene che non sento da tanto tempo.
Anche se sono io ma anche se non lo sono più.