Le lacrime scorrono bollenti sul tuo viso, come il sangue sulle tue braccia.
Sei diventata emo solo di recente; precisamente, dal momento in cui ti sei accorta quanto questo mondo sia crudele, e di come le persone sensibili siano sempre le prime a soffrire. Ogni tanto per lo sfogo ti tagli le braccia, e lasci che il tuo dolore si materializzi nelle cicatrici che ormai ti solcano entrambi gli avambracci. Perché siamo portati a provare questi sentimenti? Perché l'uomo è un essere tanto crudele da non lasciare abbastanza spazio a questi ultimi? Tali domande sono un chiodo fisso nella tua testa; i tuoi amici ti dicono sempre che sei una ragazza matura, ma tu non credi di essere abbastanza matura per capire appieno il senso di questa vita. Cerchi di tamponare i tagli con un fazzoletto della Conad al fine di bloccare l'emorragia, con le pretese di fermare il tuo mental breakdown tramite questo effimero gesto di auto preservazione.
Stasera andrai al bottellon di piazza Navona con la tua amica Cristina, e lo farai col solo scopo di distruggere ancora di più la tua salute con l'alcool e le droghe. Ti vesti in fretta, indossi una maglietta nera a maniche lunghe per nascondere le ferite, ed esci dalla tua camera per la prima volta nella giornata sperando di non incontrare nessun membro della tua famiglia. Purtroppo la fortuna non ti assiste, e tua madre, dopo averti lanciato un'occhiataccia, ti chiede cosa tu stia andando a fare fuori casa alle dieci di notte.
«Passo la notte a casa di Cri, non rompermi», sussurri mentendo con voce roca, e tua madre farfuglia qualche insulto, ma non ti blocca. Quella donna si è messa l'anima in pace, ormai mi ha persa e non riesce più a riconoscermi, pensi, per poi afferrare lo zaino rubato alle bancarelle e le chiavi di casa, ed esci sbattendo il portone. Alla fermata della metro, vedi Cri che ti aspetta: trucco nero, piercing su tutto il viso, gambe sottili e nodose a causa della sua anoressia. Vi sorridete e pensate la stessa cosa: avreste scavalcato per non pagare il biglietto. «Dai, i controllori non salgono alle dieci del mattino, perché diavolo devono salire alle dieci di sera?» ti punzecchia Cri, con un sorriso sardonico.
Arrivate a piazza Navona, luogo nel quale si tiene l'evento. Siete sole e piccole in mezzo ai tossici e agli ubriachi, e il vostro piano raccattare un po' d'alcool dagli sconosciuti sembra sfumare. «Che palle, se lo sapevo me ne stavo a casa» sbuffa Cri, con fare impaziente. «Meglio qui da sole che con quelle teste di cazzo dei miei genitori, loro non capiscono il mio essere emo e i miei sentimenti», rispondi con aria rassegnata. «Beh, io te l'ho detto che la porta di casa mia è sempre aperta per la mia amica speciale,» rispose Cri di tutto punto, poi continuò: «e se invece andassimo da quel gruppo di ragazzi laggiù in disparte? Sembra che il loro stile sia proprio cool». Ti giri e vedi un gruppo di ragazzi emo goth, tutti alti, truccati e col ciuffo piastrato. «Why not?» rispondi alla tua amica, e dunque vi avvicinate.
Vi presentate e iniziate a parlare, e la serata trascorre in modo tranquillo. Vi offrono addirittura un po' di xanax. Giungono le quattro del mattino, e la serata sta per finire. Nonostante tu abbia parlato con tutti i suoi amici, un ragazzo del gruppo è rimasto in un angolo a guardare tutto per ore, immobile come un dipinto. Lui sembrava essere il più goth di tutti, e il suo viso dai tratti esotici ti attirava particolarmente. Con una scusa lasci gli altri a parlare fra di loro, e ti avvicini da lui. Sei intenzionata a sapere di più su quel ragazzo così misterioso e affascinante che non ha proferito parola per ore. E così fai la prima mossa: «Ehi tu, che te ne stai qui tutto solo da ore, puoi dirmi almeno il tuo nome? Tu tanto il mio già lo sai».
Lui sogghigna e risponde: «E a che ti servirebbe il mio nome, sentiamo?»
«Beh non so, magari per iniziare a conoscerti come ho fatto coi tuoi amici, non credi?»
Ridacchia ancora, con un'aria velata di superiorità. Ma cosa ci trova di divertente!?
«Bene bene,» afferma con nonchalance, «visto che inizi a starmi simpatica, ti propongo un gioco: all'inizio della serata hai detto che non avevi alcool, giusto? Perfetto, se vinci al mio gioco ti cedo la mia bottiglia di vodka alla pesca, ancora mezza piena come puoi vedere, e se vinco io ti tocca una penitenza decisa da me. Prendere o lasciare».
C'è una strana risolutezza nelle sue parole. Ma, del resto, perché rifiutare? Accetti con decisione e, alla tua risposta positiva, tira fuori un mazzetto di carte dalla tasca.
«Ed io come posso sapere che non sono truccate? Magari sei un imbroglione», affermi con stizza. E lui risponde ancor prima di lasciarti finire la frase: «Che ragazza sciocca, a questo dovevi pensarci prima». E ride ancora.
«Le regole sono queste», spiega con aria sapiente, «io estrarrò due carte senza guardare, tenendole coperte te le mostrerò, e sarà tuo compito sceglierne una. Se scegli una carta col seme di picche, allora ti cederò la vodka; se scegli un asso ti farò scontare la mia penitenza; se non ti capita nessuno dei due, vorrà dire che sarai stata un'inutile perdita di tempo. Intesi?».
Annuisci con decisione, e scegli una delle due carte. La giri lentamente e la guardi. Non puoi credere ai tuoi occhi. Il ragazzo scoppia a ridere vivacemente per la prima volta.
Un asso di picche! Non puoi credere ai tuoi occhi. Il ragazzo ti consegna la vodka come promesso, poi ti porta in una strada secondaria.
«E adesso rimane solo la penitenza, e ovviamente la decido io».
Ti afferra il volto con energia e ti bacia intensamente. Tu non realizzi subito quello che il misterioso ragazzo emo ha fatto, ma quando succede ti ecciti, e vorresti che quel momento non finisse mai.
Lentamente vi staccate e tu, ancora in confusione, sei visibilmente in imbarazzo.
«Comunque il mio nome è Hisoka», sussurra il ragazzo, «e sì, le carte erano truccate», e silenziosamente se ne va, lasciandoti da sola.
Sbigottita e incredula per ciò che è successo, torni dalla tua amica, e entrambe decidete di finire la serata.
Riuscite a prendere il primo bus della giornata.
«Ah ma quindi avete scopato?» chiede Cristina, con voce emozionata.
«Cri cosa dici? Con chi avrei scopato?» rispondi tu, cercando di nascondere il viso fra le mani.
«Con quel figo della Madonna con cui ti stavi lanciando occhiate, poi sai siete spariti e...»
«Cri non è successo niente, puoi credermi!»
«Ah sì? Ti credo solo se dividi la vodka!»
Tornate quindi a casa serene e ubriache e tu, per la prima volta dopo settimane, quella sera non ti tagli.
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♣♥~ Hisoka, demone del mio cuore ~♠♦
FanfictionHisoka è un ragazzo misterioso. Dal primo momento che i vostri sguardi si incrociano, fra voi due nasce qualcosa di nuovo e inaspettato. Ma colui che all'apparenza è un comune ragazzo emo con la passione dei giochi di prestigio, rivelerà avere mille...