el inconsciente

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27 dicembre 2020, 15:33

"Joder, la misma historia cada vez" pensò tra sè e sè Macarena mentre si guardava allo specchio aggiustandosi il colletto del maglione rosa che aveva deciso di indossare. Ogni volta che doveva uscire, passava dieci minuti abbondanti davanti allo specchio, si era imposta di lasciare la casa alle 15:30 massimo dato che distava un bel po' dal bar in cui lavorava, ma era già in ritardo di tre minuti. Il suo rapporto con gli specchi era bizzarro: iniziava ad ammirarsi e finiva per farsi schifo e trovare ogni minima imperfezione del suo corpo. I difetti li sarebbe sempre riusciti a mascherare, quello sì, ma l'insicurezza restava tenace nella sua mente, non importa quanto trucco si mettesse. Si disincantò solo per mettersi il suo profumo preferito prima di uscire: tirò fuori dalla mensola del bagno Hypnotic Poison di Dior, una fragranza che sentiva sua da tempo.

"Vamos, Maca" si disse prima di infilarsi il cappotto color crema e chiudersi la porta del suo appartamento alle spalle per dirigersi verso l'ufficio di Zulema: aveva uno strano nodo alla gola che non sentiva da anni e del quale non ricordava neanche la sensazione, tanto che quando lo notò non potè fare a meno di ammettere che la mora aveva avuto su di lei un effetto non indifferente.

La donna araba sistemava impazientemente il suo ufficio, liberandolo da scartoffie poggiate di qua e di là e accendendo il suo amato incenso egiziano: aveva deciso tuttavia di usufruire del piccolo ma intimo terrazzo che dava sulla Calle gran via, che aveva deciso di arredare con un piccolo tavolino rettangolare di vetro e due sedie bianche, dove spesso faceva la sua pausa fumo tra un cliente e l'altro. Fu mentre era affacciata sul balcone che suonò il citofono dell'ufficio: erano le 16:00 in punto. All'udire quel suono, tanto familiare quanto speciale per la persona che aspettava 15 piani più in basso, il sangue le si gelò nelle vene e per un momento ebbe la sensazione che il suo cuore cessasse di battere. Una sensazione simile non la provava da anni; o meglio, non l'aveva mai provata in un frangente simile, e realizzarlo la spaventò ancor di più.

"Que lista, la rubita" pensò mentre si apprestava nervosa a rispondere al citofono: "quien es?" Disse facendo calare di un'ottava il proprio tono di voce, che arrivò nitido alle orecchie della bionda dall'altra parte del citofono, la quale si immobilizzò all'udire quell'inconfondibile voce. "Soy Macarena" rispose la bionda esitando dopo svariati secondi, quasi balbettando, seppur con tono deciso.

"Quindicesimo piano, secondo pianerottolo a destra" rispose Zulema, che si era accorta di come aveva parlato la ragazza: aveva un pomeriggio per rendersi conto di come fosse fatta Macarena e perché la intrigasse tanto; non aveva mai provato la tensione che c'era tra loro due la notte precedente nel bar, e voleva andare a fondo scavando nell'inconscio della bionda... ed il suo.

Al suono del campanello si prese qualche secondo per impettirsi, fare un ampio respiro ed eliminare la tensione sul suo volto per lasciar spazio ad un lieve e cordiale sorriso mentre apriva la porta allungando la mano verso l'interno.

"Prego" cominciò instaurando allo stesso tempo il contatto visivo con Macarena, che rimase a dir poco di pietra di fronte alla grandezza dell'ufficio e alla bellezza della mora: una coda bassa le raccoglieva i capelli corvini lasciando le solite due ciocche lunghe ai lati del viso, mentre un tailleur nero semplicemente appoggiato sulle spalle sormontava un top di pizzo nero con una scollatura non indifferente, il quale terminava là dove l'ennesima alta cintura nera teneva i pantaloni, del medesimo colore del completo. Due collanine, una con un lucchetto ed una con una mezzaluna, pendevano dal suo collo fino ad arrivare poco più sopra del seno. La ragazza rimase incantata ad ammirare la donna araba per un tempo che sembrava infinito, come se fosse entrata in un tunnel temporale.

"Chiudi la bocca che ci entrano le mosche, rubia, anche se nel mio ufficio non ne è mai volata una" esordisce Zulema ridendo per riportare la bionda alla realtà e farla avanzare per chiudere la porta.

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