Koneko camminava svogliatamente lungo la strada, le maniche della sua felpa le coprivano completamente le mani ed il suo pensiero viaggiava veloce: <<Che seccatura!>> borbottava, portando le braccia dietro la nuca e volgendo lo sguardo verso il cielo. <<Adesso mio padre si sarebbe messo in testa di traslocare...>> dopo un altro paio di passi si fermò facendo ciondolare le braccia lungo il suo corpo, così minuto, e tirando un profondo sospiro. Si raddrizzò e abbassò il capo: i suoi occhi freddi come il ghiaccio, il suo viso vuoto ed il suo piede, che accennava a ricominciare con il suo nervoso tremolio: <<Infondo che differenza fa? Illuso...>>.
Girò la testa e vide l'ingresso del parco: il cancello luccicava sotto i raggi del sole, le chiome degli alberi sembravano danzare una dolce e frenetica sinfonia. Cambiò strada varcandolo, e, mentre imboccava il vialetto di fianco al fiume e tirava in acqua qualche sasso raccolto poco prima, si tormentava pensando: "se davvero per una volta gli parlassi... ma infondo cosa cambierebbe? La mia parola vale meno di niente". Intanto, gli schiamazzi dei bambini che giocavano felici nel parco le rimbombavano nelle orecchie, infastidendola: " si accorgerà da solo che andare via di qua non cambierà nulla". Il rumore dell'acqua scorreva velocemente e non poteva fare a meno di catturare la sua attenzione: <<È ora... credo>>.
Fece per andarsene ma un piede le scivolò e la piccola cadde in un vuoto infinito. Delle bolle d'aria galleggiavano verso il cielo, del quale non era rimasto poco più di una fioca e gelida luce. "Posso... respirare?" Koneko portò la mano alla gola solo pensandolo, mentre le bolle continuavano a salire verso l'alto. D'improvviso iniziò a precipitare sempre più velocemente, e ormai pietrificata, la ragazza atterrò su uno specchio d'acqua che si frantumò come un vetro in milioni di pezzi. Mentre i cristalli salivano verso il cielo, lo spazio sembrava distorto e la sua vista sempre più confusa. Atterrò in una grande sala senza finestre, dove l'unica luce proveniva da un camino acceso, il cui fuoco scoppiettava terrorizzato. Koneko si mise a sedere, le gambe a rovescio, una mano alla testa e l'altra appoggiata sul tappeto che sembrava tremare. Sollevò lo sguardo e una scrivania si erigeva al centro della stanza: era di schiena, immobile ma viva. Una voce rassicurante parlò: <<Sei qui.>> La ragazza confusa si guardò intorno, intimorita fissò lo sguardo sulla poltrona, che lentamente si girò: <<sapevo che prima o poi saresti arrivata da me>>
"Ma che cazzo sta succedendo?" Pensò.
Si alzò in piedi, e la sua espressione da confusa divenne decisa, appoggiò una mano sul fianco e guardò dritta verso la misteriosa figura: <<Dove sono?>> chiese, venendo subito interrotta: <<Non lo sai ragazzina?>> le urlò il direttore allargando le braccia e guardandosi intorno, come se fosse una domanda talmente stupida da seccarlo. Dopo neanche un secondo di silenzio, l'uomo scattò in piedi e puntò il dito verso una libreria che sembrava sbucata fuori dal nulla. Koneko diede una rapida occhiata verso di lui con la coda dell'occhio, incrociando però il suo sguardo. Il direttore scoppiò a ridere; una risata fastidiosa, gelida, che rimbombando nella stanza fece tremare anche le pareti. <<Ecco cosa mi serviva!>> disse, avanzando di giusto due passi ma attraversando la grande sala in un battito di ciglia, arrivando davanti agli enormi scaffali. Tirò fuori da una scatola una pergamena, legata da un nastro nero, ed iniziò a giocherellarci freneticamente. <<Vedi Koneko, sei qui proprio perché non ne sai il motivo>> La ragazza fece ciondolare il braccio lungo il suo corpo eccessivamente magro, piegando leggermente la testa. Era solita farlo quando stava per dire qualcosa di azzardato e poco opportuno: <<Perfetto, sai anche come mi chiamo, cosa sei? un maniaco?>> Il direttore sbarrò gli occhi e si diresse velocemente verso Koneko, e mentre in una mano reggeva ancora il misterioso rotolo, con l'altra afferrò il minuscolo viso della ragazza, portandolo a guardare su, verso di lui: <<Abbiamo una bimba dalla lingua tagliente eh, ma impara a tenerla a freno. Tu non immagini neanche lontanamente...>>. Del sangue iniziò a colare dall' occhio di Koneko, caldo e dal color rosso scarlatto. La ragazza si asciugò il viso, e vide incredula la lacrima rossa sulla sua mano scintillare illuminata da piccoli cristalli. Il direttore sorrise, per poi dirigersi con passo leggero verso il camino: <<Gli occhi, lo specchio dell' anima eh....>> gettò nel fuoco la pergamena, la quale venne velocemente divorata tra fiamme verdi e blu, poi sorrise guardando gli occhi gelidi della ragazza, e disse con aria divertita: <<Vorrei tenerti qui tutta per me per sempre, ma è ora di andare piccolina. Ah quando li incontri... salutameli>>. Sorrise ed il pavimento scoppiò come un bicchiere di vetro lanciato al suolo, e Koneko cadde nuovamente in quel vuoto.
Fu invasa da sentimenti contrastanti, e mentre precipitava non poté fare a meno di pensare a dove, stavolta, sarebbe finita. Assalita dai preoccupanti pensieri finì con lo svenire nella folle caduta. Quando finalmente riaprì gli occhi si trovava distesa, con lo sguardo rivolto verso il cielo, illuminato da miliardi e coloratissime stelle: una notte senza luna.
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Undermind
HorrorKoneko si fermò, il suo sguardo cadde fisso sulla sua sinistra, dove da dietro un albero provenivano sinistri bisbigli che, incomprensibili e confusi, si insinuavano nella sua mente ipnotizzandola sempre di più. Un ombra, dal ghigno storto come gli...