Chapter 2.

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La porta davanti a me improvvisamente si spalanca, facendomi vedere dall'altra parte il volto sorridente di zia Eveline che non mi da il tempo di salutarla che mi stringe in un caloroso abbraccio.

"Zia mi sei mancata anche tu, ma così mi soffochi"

Ricambio l'abbraccio con meno forza della sua.

"Oh si, scusa. Allora come va?"

Capisco subito a cosa si riferisce, mi asciugo i palmi delle mani che stanno iniziando a sudare, sulla stoffa dei miei jeans.

"Lo sai zia, si va avanti"

Si stacca per un momento dall'abbraccio per perlustrare il mio volto cercando un segno di menzogna, ma ormai vivo nelle bugie, ne sono sommersa. Per fortuna qualcuno interrompe questo momento imbarazzante.

"Cara, chi è alla porta?"

Dall'uscio intravedo mio zio che appena mi vede non si risparmia neanche lui e mi abbraccia con meno enfasi di sua moglie.

"Madison ci sei mancata, ti vedo
cresciuta"

In risposta alzo gli occhi al cielo, vizio che ho fin da piccola.

"Vieni ti mostro la tua camera mentre Eveline finisce di preparare il pranzo"
Mi dice con tono gentile.

La casa non è cambiata di una virgola dall'ultima volta che venni, sempre gli stessi quadri appesi al muro color bianco latte, sempre gli stessi vasi stracolmi di peonie, i fiori preferiti di mia zia, sempre le stesse scale che appena le calpesti scricchiolano, sempre la stessa cucina bianca, abbinata alle pareti.

Mi soffermo ad osservare una foto appoggiata sopra un mobile dove mio zio solitamente teneva dei documenti di lavoro, che raffigura me e i miei genitori al parco , io sulle spalle di mio padre, sorridevo con la solita spensieratezza che caratterizza i bambini nonostante mi mancassero tutti i denti davanti, mio padre che cercava di non farmi cadere mentre mi guardava amorevolmente e mia madre, ci osservava contrariata per paura che potessi cadere...

Quanto mi mancano quei tempi, quando ancora la mia famiglia era unita, adesso sono rimasti solo dei piccoli frammenti di quello che una volta eravamo.

Non mi accorgo neanche che Edward si è fermato dietro di me a guardare la foto anche lui.

"Avevi un sorriso meraviglioso quel giorno..." disse con un tono quasi malinconico

"Già..."
dico sospirando

Mi volto a guardarlo e trattengo un sorriso. Aspetto che vada avanti per condurmi a quella che sarebbe diventata la mia stanza. Si ferma davanti a quella che una volta era la camera degli ospiti, appena abbasso la maniglia color oro mi trovo davanti una stanza abbastanza grande, dalle pareti grigie, un enorme letto matrimoniale con delle lenzuola di lino bianche, uno specchio appeso al muro insieme ad altre foto che avrò lasciato qualche tempo fa durante le solite visite per le festività.

"Eveline ha voluto farti questa sorpresa, sperando che ti senta come se fossi a casa tua"

Dal modo di sistemarsi sempre il polsi della camicia e di grattarsi la nuca,capisco che lo zio è abbastanza nervoso.

"Grazie, lo apprezzo tanto..."

Mentre giro su me stessa per esaminare da cima a fondo quella che ora è la mia stanza, noto lo spazioso balcone che si affaccia sulle affollate strade di Boston, per un attimo mi persi a guardare quel panorama.

"Io vado dalla zia tu fai come se fossi a casa tua, ti chiamiamo quando è pronto"
Mi rivolge un mezzo sorriso e se ne va chiudendosi la porta alle spalle.

Appena lascia la stanza mi catapulto sul letto per tastarne la morbidezza.
E devo dire che non è niente male, quasi quasi mi faccio una dormita.
Poi mi ricordo che devo ancora mettere a posto tutta la mia roba. Mi lascio andare ad un pesante sospiro per poi alzarmi e mettermi all'opera.

Inizio a disfare le valigie e a mettere tutti i miei vestiti all'interno dell'armadio a mia disposizione.

"Dannazione, devo andare a fare un po' di shopping" riflettei tra me e me. Dopo tutto la shopping terapia non è la migliore?

Metto a posto anche i miei numerosi libri nell'enorme libreria, e appendo altre foto che mi sono portata da casa. Scavando nella valigia mi capita tra le mani una cartellina.

Quella cartellina.

Apro uno dei tanti cassetti della scrivania che si trova di fronte al letto, e la chiudo dentro nella speranza che nessuno la trovi. Chiudo la valigia e decido che finirò domani di mettere tutto in ordine. Scendendo le scale un forte odore di pizza mi invade le narici.

"Madison eccoti qui, ti stavo per chiamare è pronto a tavola, vieni"

Mi siedo accanto a zio Edward mentre Eveline si posiziona davanti a me.

"Tra qualche giorno inizierai il college sei emozionata?"
Mi domanda con il suo solito fare materno

"Sarà un'esperienza interessante, questo è sicuro" rispondo abbastanza insicura.

Mentre io e mia zia parliamo del college e dei corsi a cui mi sono iscritta, lo zio Edward mi guarda indeciso da sopra ai suoi occhiali, si vede da un miglio che vorrebbe farmi una domanda ma è titubante. Decido di semplificargli il lavoro, e gli chiedo se è tutto apposto.

"Si si, solo che...sei sicura di voler tornare adesso a scuola? dopo tutto quello che è successo? Se vuoi prenderti un periodo di pausa noi ti capiamo, non vorrei che dopo commetti gli stessi errori fatti in passato...è facile ricaderci"

Lo guardo con affetto e appoggio la mia mano sopra la sua.

"Zio apprezzo tanto quello che voi state facendo per me, ma davvero non ha senso tenermi in una campana di vetro, ho 18 anni ormai"

Evelin slitta con lo sguardo da me a suo marito in evidente difficoltà, indecisa se intervenire.

"Caro, Madison è in grado di badare a se stessa, sa di aver commesso molti errori..."
E mentre dice queste parole mi guarda.

"...Proviamo a darle fiducia, ne è uscita, ormai qualsiasi cosa è successa fa parte del passato, e lì rimarrà vero?" dice cercando la mia conferma.

"Verissimo, adesso se non vi dispiace devo andare a finire di svuotare la valigia..Notte" dico con tono gentile cercando di terminare questa conversazione il prima possibile.

Mio zio ormai rassegnato decide di lasciar perdere e si alza dal suo posto per venire a darmi un ultimo abbraccio prima che io vado di sopra.

Mi chiudo in stanza e mi butto sul letto pensando alla conversazione appena avuta.

Sono sicura di farcela ad affrontare un nuovo inizio? Nemmeno un po'.

Mi addormento con una marea di pensieri, che non mi fanno fare un sonno tranquillo.

Guardati con i miei occhi e dimmi cosa vedi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora