Chapter 1.

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Tre mesi dopo...

Buio totale.

Ecco cosa vedo attraverso il piccolo finestrino appannato dell'aereo che mi sta portando a Boston. L'unica cosa che riesco a scorgere sono le piccole luci delle case e dei palazzi sotto di me, che illuminano questa visione così scura e tetra.

Quando osservi tutto da quassù pensi di avere sotto controllo ogni cosa e che tutto sia nelle tue mani, anche se in realtà non sei nient'altro che una semplice persona che conduce una vita monotona.

Chiudo gli occhi nella speranza di riuscire ad addormentarmi e che questo fastidioso mal di testa passi, ma neanche la mente mi da pace.

La notte è un problema, il buoi fa luce a troppi pensieri.

Mi sforzo a tenere gli occhi aperti per ammirare ancora questa vista magnetica e misteriosa, ma mi calano le palpebre dalla stanchezza. Senza rendermene conto sprofondo in un sonno tormentato, e privo di sogni.

"Signorina, stiamo per atterrare"

Sento la voce dell'hostess che mi chiama...

"La prego di allacciare la cintura di sicurezza"

Mi dice con quel sorriso falso stampato in faccia.

A volte mi chiedo come le hostess facciano a sorridere sempre ed essere gentili con tutti senza mandarli al diavolo, magari hanno una...paralisi facciale?

"Certo..."

Le rispondo con un sorriso falso quanto il suo.

"Odiosa..."

sussurro mentre le guardo andarsene sculettando come se fosse un angelo di Victoria Secret.

Quando mi giro noto un ragazzino che mi...fissa?

"Vuoi un autografo?"

Chiedo mentre lo guardo male.
Il ragazzino diventa bianco come un lenzuolo e si gira in fretta.

Ho qualcosa di strano?

Quando sento il pilota annunciare l'arrivo a Boston quasi mi lancio fuori dall'aereo non vedendo l'ora di andare il più in fretta possibile a casa dai miei zii.

Edward Collins e Eveline Anderson sono la solita adorabile coppietta che se incontri per strada pensi che forse l'amore eterno possa esistere davvero. Solitamente li vedevo durante le feste quando loro venivano a Seattle, e passavamo il Natale in famiglia.

Adesso loro sono l'unica famiglia che mi rimane.

Venni riportata alla realtà da una notifica che annunciava l'arrivo del taxi che mi avrebbe portato a casa.

Inizio a correre come una dannata spingendo le persone che mi capitano davanti. Chiedendo scusa, ovviamente, per non sembrare una scaricatrice di porto.

Non sono neanche arrivata e già sono in ritardo, nuovo record. Vai così Madison...

Qualche rissa più tardi riuscì ad arrivare davanti al mio benedetto taxi, e quasi mi veniva da piangere.

"Scusi per il ritardo"

dissi con il fiatone. Credo di star per svenire non sono abituata a certi sforzi.

"Dove la porto signorina?"

mi chiede il tassista gentilmente...

"NewBury Street, grazie"

Appoggiai la testa al finestrino e chiusi gli occhi. Non posso credere di essere dove sono.

Arrivati a destinazione pago il taxi e prendo le valigie che trascino fino alla soglia della porta.

"Nuova città, nuova casa, nuova Madison"

Queste sono le parole che mi ronzano in testa prima di suonare il campanello.

La parte più difficile non sarà dimenticare il passato, ma sarà dimenticare il futuro che avevo immaginato.

Guardati con i miei occhi e dimmi cosa vedi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora