Quando apre la porta Louis non si aspetta di vedere lui.
Anzi , si ritrova ad essere così spiazzato che , a dirla tutta, richiude la porta un attimo dopo averla aperta.
Sente il campanello suonare un'altra volta, ma Louis lo sente solo in lontananza, così preso da tutte le emozioni che in un attimo sembrano essere risalite a galla.
Per una volta nella storia dell’umanità, il cuore e il cervello dicono la stessa cosa : no no no no.
Perché non è giusto che dopo tutto quel tempo, dopo tutte le notti passate in bianco, dopo le giornate passate a raccogliere i cocci, lui adesso sia lì.
Toc toc.
Louis sussulta, riportando i piedi per terra. Incontra i propri occhi nel riflesso dello specchio che ha sempre tenuto all’ingresso, e subito distoglie lo sguardo. Non gli serve molto per capire che si trova in uno stato pietoso. D’altronde, non fa una doccia dalla sera prima, quando ha deciso di uscire con Niall che aveva insistito ribattendo ‘avanti amico, è domenica!’ .
Ha delle occhiaie scurissime, i capelli scompigliati e una vecchia tuta indosso, e davvero, ha dormito troppo poco per affrontarlo, di lunedì mattina e con un mal di testa post sbronza.
“Louis.”
Louis sussulta ancora una volta, poi afferra la maniglia e apre la porta.
Si prende qualche attimo per osservarlo.
Harry è lì, non lo vede da circa un anno, ma è come se lo avesse visto solo cinque minuti prima. L'unica differenza sono i suoi capelli lunghi e un leggero strato di barba a contornargli il viso.
Indossa una camicia fin troppo leggera per il freddo Londinese di Dicembre, e un paio di pantaloni che Louis definirebbe abbastanza discutibili. È sicuro di averli visti su una delle riviste che sua sorella lascia in giro per casa.
Non lo vede da un anno, ma è ancora capace di togliergli il fiato.
“Ciao Harry.”
***“Allora, come vanno le cose?”
Harry è seduto sul divano di casa sua, una visione così familiare e sconosciuta allo stesso tempo che Louis si ritrova destabilizzato.
Cosa dovrebbe rispondergli?
“Non sono io quello che ha girato mezzo mondo nel giro di un anno, quello dovrei chiedertelo io,” ridacchia, chiudendo la bocca un attimo dopo.
Il suo cuore non ha smesso di battere all'impazzata nemmeno un attimo da quando il riccio è apparso davanti alla sua porta dieci minuti prima.
Harry allunga le labbra in un sorriso caldo, così bello e dolce che Louis si sente catapultato indietro nel passato, quando vedeva quel sorriso ogni giorno, quel sorriso che poi gli ha aperto le porte del paradiso.
Ride. “Fidati Lou, posso anche aver girato mezzo mondo, ma niente è bello come la mia Londra.”
“Sei un bugiardo.” Replica, cercando di far sparire il rossore sulle guance alla sola menzione del soprannome.
“Forse,” ribatte, allungando le labbra in un sorriso storto.
Louis si prende un attimo per osservarlo. Gli è mancato così tanto che per una volta dopo tanto tempo si sente di nuovo completo. È come se la sua anima fosse ritornata nel suo corpo.
“Cosa ci fai qui? Pensavo non ti avremmo più rivisto, visto il modo in cui sei sparito.”
Harry sussulta a quelle parole; forse doveva aspettarsele.
“Mi dispiace se sono scappato in quel modo Lou.”
“Ti dispiace?”
“Non sai quanto.”
“Avresti potuto farti sentire. Spero tu abbia almeno avuto la decenza di contattare la tua famiglia,” si ritrova a dire con una freddezza che per un momento spiazza pure se stesso.
Perché non è il Louis migliore amico, quello che è stato abbandonato da lui un anno prima, a parlare. Bensì il Louis ferito, distrutto e a pezzi.
Quello che era innamorato di lui.
Quello che ha sentito aprirsi una voragine sotto ai piedi quando quella mattina si era svegliato ed aveva trovato solo un messaggio da parte del riccio che recitava ‘a presto’.
D'altronde, si rende conto Louis, Harry non ha idea di come si sia sentito Louis quando si era ritrovato improvvisamente senza di lui.
“Hai ragione ad essere arrabbiato.”
Louis sospira. “Non sono arrabbiato.”
Non lo è. Non arrabbiato almeno. Triste forse.
Ignora lo sguardo di Harry e si alza dal divano.
“Allora, cosa ci fai qui?” chiede, dirigendosi verso l'angolo cottura.
Harry si alza dal divano e lo segue, il rumore dei suoi piedi nudi contro il pavimento quasi impossibile da ignorare.
Louis afferra una teiera e la riempie con dell’acqua, poi la mette sul fuoco e prende due tazze.
Sa perfettamente che Harry gliene chiederà un po’, e poi Louis non è un maleducato.
“Ho intenzione di andare all’università. “
“Oh.” Non avrebbe mai pensato che quel giorno sarebbe arrivato. “Davvero?”
“Già. Ho intenzione di studiare fotografia. Non è magnifico?” dice, sedendosi per metà su uno sgabello e poggiando il mento su una mano.
“Fotografia?” chiede, concedendosi un sorriso.
D’altronde era più che ovvio che quella sarebbe stata la sua strada.
“Si Lou. Ho viaggiato così tanto e visto cose così belle che ho cominciato a fotografarle , e poi prima che me ne accorgessi ho comprato una macchina fotografica e ho trovato un piccolo lavoretto in un agenzia locale e adesso penso che sia tutto ciò che voglio fare. Non mi sono mai sentito così libero di esprimermi.”
Louis non può fare a meno di sorridere nel vederlo così felice e realizzato.
“Sono proprio contento per te, H.” Confessa, lasciandosi sfuggire quel nomignolo dalle labbra.
Come se non fosse passato un giorno.
E improvvisamente gli viene da piangere, perché ritrovarselo lì dopo tanto tempo è così bello che quasi non ci crede.
“Per questo volevo chiederti una cosa.” Dice il riccio, questa volta più timidamente. Si infila una mano anellata tra i ricci e li porta indietro con un piccolo gesto, facendogli arrivare una folata del profumo più buono che Louis abbia mai sentito.
Louis si sente tremare perché sa già cosa gli chiederà il riccio. Probabilmente lo sanno anche le pareti di quella casa.
“Volevo chiederti se potevo restare qui da te.” Mormora.
Louis spalanca gli occhi. Benché se l'aspettasse , sentirlo con le proprie orecchie lo destabilizza e non poco.
“Ho dei soldi da parte e ovviamente dividerei le spese con te,” si affretta ad aggiungere.
Come se quello fosse un problema.
Vede Harry mordersi il labbro inferiore con i denti e per un attimo Louis si concede la lussuria di guardare apertamente la sua bocca, così rossa e morbida che il castano ha l'istinto di farle sue una volta per tutte.
Sente un calore invadergli il corpo al solo pensiero di sbatterlo contro quel benedetto bancone e baciarlo come non ci fosse un domani.
Si da un pizzicotto sulla coscia per tornare alla realtà.
Dovrebbe dire qualcosa. Se ne rende conto quando vede il sorriso di Harry affievolirsi e i suoi occhi spegnersi un po'.
“Ma che domande sono? Certo che puoi stare qui da me. A patto che…”
“A patto che?” chiede, ridacchiando.
“A patto che tu non paghi l'affitto. Non ho intenzione di prendere un solo soldo da te.”
Vede Harry aggrottare le sopracciglia. “Cazzate Louis, non ho intenzione di vivere da parassita.”
Louis contro ogni aspettativa, scoppia a ridere, portandosi dietro anche Harry. E vederlo ridere è così bello. Gli è mancato come l'aria.
“Non sarai un parassita. Piuttosto puoi ripagarmi facendo la spesa e cucinando qualcosa che non sia cibo preriscaldato, Styles.” Dice.
“Non dirmi che vivi solo di quello!” sbotta il riccio.
“No infatti. Di quello e di cibo take away,” ribatte, scompigliandogli d’istinto i capelli.
Cazzo.
“Avrei dovuto aspettarmelo,” ride Harry, grattandosi una guancia improvvisamente rossa. “Quindi è un sì?”
Louis lo guarda ancora qualche attimo, prima di annuire. “È un sì.”
STAI LEGGENDO
Right Back Home
FanfictionQuando apre la porta Louis non si aspetta di vedere lui. Anzi , si ritrova ad essere così spiazzato che , a dirla tutta, richiude la porta un attimo dopo averla aperta. Sente il campanello suonare un'altra volta, ma Louis lo sente solo in lontananz...