Note: questa storia è stata scritta diversi anni fa, quindi lo stile di scrittura è leggermente diverso da quello attuale.
Liam era il proprietario di un magnifico bar al centro di Londra: fin da quando era piccolo aveva la passione di preparare cocktail e drink, eppure ora che aveva 23 anni ed era riuscito ad aprire il suo locale, ogni singola sera, mentre versava da bere ai suoi clienti, si chiedeva se effettivamente non avesse sbagliato lavoro, perché a suo parere si sentiva più uno psicanalista che un barista.
Infatti, dietro il suo lucido bancone bianco che troneggiava nella stanza simile a delle mura difensive contro l'esercito di clienti, Liam si trovava accerchiato da persone conosciute e non, le quali, dopo qualche bicchiere, iniziavano a parlare liberamente con lui, riversandogli addosso preoccupazioni, problemi, pensieri e ipotesi senza il minimo ritegno. Ma ciò che lo affliggeva nel profondo non era il dover ascoltare, bensì il dover rispondere alle domande che gli venivano poste, elargire suggerimenti e proposte, consolare, compatire, comprendere, poiché l'afflusso di clienti dipendeva anche da quello. Ovviamente gli capitava di brindare, complimentarsi, fare gli auguri e ridere alle battute, ma erano più frequenti le conversazioni spiacevoli che quelle allegre.
«...e quindi non ci sentiamo da due settimane! Capisci, Liam? Sono quattordici giorni, trecentotrentasei ore, ventimila centosessanta minuti... Liam? Mi stai ascoltando?»
«Cosa? Sì, sì, stavi dicendo che non ti chiama da quattordici giorni giusto? Che persona ignobile» commentò il barista.
Il ragazzo non rispose, ma bevve un lungo sorso dal boccale di birra. Era riccio e castano, occhi verdi come le distese di trifogli, labbra rosse come ciliegie e un'aria vagamente infantile, pur avendo ormai ventitré anni compiuti.
Dopo qualche minuto Harry, il ragazzo riccio, riprese a parlare con una voce così incrinata dal pianto e un'espressione talmente afflitta da far commuovere chiunque: «Io e Nick stavamo insieme da due anni e dodici giorni» si passò la manica della maglietta sul viso e continuò «pensavo che scherzasse quando è andato via di casa, ma mi sono accorto che ha buttato l'orsacchiotto che gli avevo regalato a Natale...» un singhiozzo lo interruppe, la disperazione aveva preso il sopravvento, le lacrime scendevano copiose sul suo viso arrossato.
Liam intanto servì un Martini ad un vecchio signore e preparò svariati cocktail per un gruppo di ragazze. Harry gli chiese un'altra birra, ma Liam constatò il suo stato pietoso e gli diede una pacca sulle spalle. «Stanotte resta a dormire qui, la camera degli ospiti è libera». Il ragazzo annuì e lentamente si avviò verso le scale che portavano all'appartamento di Liam al piano superiore.
«Eleanor!» Liam chiamò la cameriera, una graziosa ragazza alta e castana che aveva assunto appena aperto il locale «Porta questi al tavolino vicino alla finestra». La ragazza annuì distratta e si destreggiò egregiamente nell'orda di persone, riuscendo a tenere non si sa come i bicchieri in perfetto equilibrio sul vassoio.
La serata passò tranquilla, e gli unici eventi degni di nota furono la confessione di un uomo che affermava di aver tradito sua moglie e un improbabile tentativo di seduzione da parte di una donna bassa e grassa, con le dita tozze e unte a causa del panino che aveva in mano e il viso sudato pieno di fard. Fortunatamente Liam non rivide più quella... donna.
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Quando si svegliò il sole era già alto nel cielo e splendeva indisturbato, incurante delle nuvole bianche come panna montata che gli giravano intorno. In cucina trovò Harry, seduto su una sedia e con lo sguardo perso nel vuoto. Senza dire niente preparò due tazze di tè fumante e gliene porse una.
«Oggi hai il turno in clinica?» chiese Liam. Il riccio scosse la testa: aveva iniziato da poco a lavorare nella clinica veterinaria più prestigiosa della città grazie al suo innato talento, alla sua bravura e al suo costante impegno.
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Confessioni al barista
FanfictionLiam era il proprietario di un magnifico bar al centro di Londra: fin da quando era piccolo aveva la passione di preparare cocktail e drink, eppure ora che aveva 23 anni ed era riuscito ad aprire il suo locale, ogni singola sera, mentre versava da b...