Our Fireworks - parte 1

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4 giugno 2000

Seamus era nel suo appartamento sopra la bottega, steso sul letto a fissare il soffitto bianco. Non sapeva perché ma sentiva che quella non sarebbe stata un buona giornata.
Si constrinse ad alzarsi comunque: quel giorno George sarebbe passato con una nuova cliente dei "Tiri Vispi Weasley" e, da quanto aveva capito, aveva richieste troppo particolari perché uno schizzo bastasse a rendere l'idea di cosa volesse la ragazza. In realtà, gli aveva confidato, quando se ne era andata non aveva la più pallida idea di cosa volesse: era riuscito a comprendere solo che c'entrava un funerale - e non ne era neanche così sicuro - e che voleva che i fuochi fossero blu o rossi o verdi o gialli o viola o celesti o rosa o indaco o verde acqua o dorati o argento o con tutti questi colori. Insomma si presentava un lavoro piuttosto complicato e impegnativo.
Buttò giù le gambe dal materasso e incespicò fino alla cucina. Ancora mezzo addormentato, fece colazione velocemente e scese nel laboratorio.
Si abbandonò pigramente sul divanetto d'attesa aprendo il numero di quel giorno de La Gazzetta del Profeta. In prima pagina spiccavano la foto del nuovo modello di Comet e quella della Firebolt e l'articolo le metteva a confronto. Seamus gli diede un'occhiata svogliata per poi farsi travolgere da un servizio d'inchiesta su un drago detenuto illegalmente, osservò il nome dell'autore in fondo.  Dean Thomas.
Sospirò ripiegando il giornale. Non vedeva Dean dai tempi di Hogwatrs e la loro amicizia non era finita esattamente bene. Si costrinse a non pensarci. Si alzò, si diresse verso lo scaffale accanto frigobar del laboratorio e stappò una Burrobirra. Nella situazione in cui si trovava forse un bicchiere di Whisky Incendiario sarebbe stata una scelta più efficace ma non voleva rischiare di carbonizzare nuovamente la bottega lavorando da brillo. Una volta l'aveva fatto e non era finita molto bene.
Il vetro freddo a contatto con le sue labbra gli diede un brivido. Scolò la bevanda in un sorso mentre il campanello gridava "Vieni ad aprire idiota": una meravigliosa idea di George che non gli avrebbe mai perdonato e che non riusciva a eliminare per inserire un normale e più educato "Drinn".
Camminò stancamente verso la porta. Quell'articolo gli aveva tolto le poche energie che aveva. La sera precedente era rimasto alzato fino a tardi studiando un oggetto babbano, un cellulare se ben ricordava il nome, ed era rimasto fino alle due e mezza aprendo e chiudendo app, cosa che non aveva giovato al suo già precario ritmo del sonno.
«Arrivo!» strillò con la voce di una rana in fin di vita «Un attimo!. Scansò vari scatoloni pieni di trucchi magici, polvere da sparo, ingredienti per pozioni -urtò per sbaglio un barattolo di vetro blu che si mise a rimbalzare per la stanza- e tentò di non distruggere le pile di libri e di appunti.
«Eccomi» esclamò arrivando davanti all'ingresso. Aprì e si trovò davanti la figura slanciata di George, che da tempo aveva abbandonato quella corporatura tozza degli anni di Hogwarts, e la nuova cliente. La signorina, che si presentò come Milly Hasdrorb era veramente bassa e a occhio, decretò Seamus, non poteva essere più alta di un metro e cinquanta. Aveva i capelli biondi come raggi di sole o grano appena maturo o, come li definì Seamus, un mucchio di paglia immerso in una vernice giallo fluo e poi appuntato sulla testa della signorina Hasdrorb che li ostentava con grande orgoglio ignara del loro effetto meravigliosamente orrendo. Gli occhi erano così neri che non si distinguevano neanche le pupille, sembravano due pozze di catrame senza fondo. Portava anche un paio di orecchini a cerchio dorati enormi e una collana con un gigantesco pendente a forma di cuore dall'aria molto pesante, probabilmente uno di quelli in cui si mettono le foto dei propri cari: Seamus ipotizzò che ci fosse la persona di cui veniva celebrato il particolare funerale con i fuochi d'artificio. Indossava un elegante vestito rosa con un sobrio coprispalle di seta fuscia: un abbigliamento in pieno stile Umbridge per così dire, e ai piedi indossava delle piccole scarpe, sempre rosa, dai tacchi fin troppo alti per la sua altezza. Il risultato? Una sobrissima Dolores Umbridge con i capelli giallo fluo, invaghita dei gioielli enormi.
Seamus si ritrovò a pensare che sarebbe potuta benissimo essere lei o sua sorella gemella con la tinta. Scosse la testa velocemente scacciando via l'immagine di quel demone del quinto anno e con un gesto del braccio indicò la strada verso l'area ricevimento clienti.
George si fermò un attimo a guardarlo in modo strano ma non riuscì a capire il perché di quel gesto.
Si sedette dietro la scrivania insieme al rosso mentre la Umbridge II si accomodava di fronte a loro.
«Allora ha qualche idea su cosa vorrebbe?» chiese Seamus incerto «Oh sì! Ovviamente!» trillò lei con una vocina perfora-timpani «A parer mio sarebbe perfetto uno scoppio dorato e viola, seguito da due laterali bianchi, poi dei belli effetti sonori magari una canzone, per il titolo fate voi ma adorerei Celestina Waterbeck» Seamus faceva fatica a starle dietro per appuntarsi tutto «Poi il disegno con gli sposi» «Sposi?» chiese stupito Seamus smettendo di scrivere «Beh, mi pare ovvio» fece Milly «Stiamo organizzando un matrimonio! Cosa pensava che mi servissero dei fuochi per un funerale?» domandò accennando una risatina.
Seamus non sembrò trovarlo altrettanto divertente e George gli rivolse nuovamente quello sguardo strano di prima. «Dicevamo? Ah sì, gli sposi con i nomi poi magari dei lepricani e -» «Scusi un attimo» intervenne Seamus piccato «Non mi ha neanche detto i nomi degli sposi! Come faccio scusi?» «Oh! Merlino che sbadata!» cinguettò lei, poi aggiunse
«Milly Hasdrorb e Dean Thomas, ovviamente bastano solo i nomi»
Seamus voleva sparire nelle profondità della terra e morire.

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