Our Fireworks - parte 3

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4 giugno 2000

«Tu lo sapevi!» aveva urlato Seamus puntando un dito contro George non appena la signorina Hasdrorb era uscita tutta felice dal negozio.
«Cosa?» domandò lui riparandosi con il giornale che stava leggendo mentre Milly e il suo collega discutevano «Tu eri a conoscenza del fatto che si trattasse di un matrimonio! Del suo matrimonio!» sbraitò sottolineando la parola suo. «Seamus, stai parlando di Dean non di Voldemort puoi pronunciare il suo nome, non ti ucciderà» aveva ribattuto tranquillamente George, sfogliando una pagina. «Si può sapere perché non me l'hai detto?!» aveva strillato nuovamente Seamus sbattendo i palmi sulla scrivania dove George aveva appoggiato i piedi, scandendo ogni singola parola. «Perché avrei dovuto farlo?» ribatte il rosso girando un'altra pagina senza leggerne una parola. «Era il mio migliore amico» sibilò Seamus lanciando uno sguardo perforante in direzione di George che continuava a fingere di leggere «Esattamente. Era. Non vedo perché avrebbe dovuto interessarti» finì George. Seamus fece per ribattere, aprì e chiuse velocemente la bocca tentando di dire qualcosa poi si accasciò su una delle poltrone di fornire alla scrivania prendendo una rivista a caso.
«Ti piace ancora» aveva sussurato George osservando un servizio su una Pozione Lisciariccio che, almeno secondo il servizio, oltre a rendere lisci i capelli era in grado di donargli maggior resistenza. «Come scusa?» aveva chiesto Seamus fissando il titolo di un articolo del "Settimanale delle Streghe" «Lo ami ancora» aveva insistito infine George chiudendo la rivista con un gesto secco e poggiandola sul tavolo. «Sei un'idiota a negarlo» aggiunse mentre Seamus diventava rosso dietro le pagine color pastello del giornale. «E tu sei stupido a pensarlo!» Seamus tentava invano di controllare la rabbia: il solo sentir parlare di Dean gli provocava un'isteria acuta come poche.
Alla fine si alzò per dirigersi al suo appartamento al piano di sopra, stufo di fingere. Era già con una mano sul corrimano quando una voce lo fermò «Dovresti dirglielo, sta per fare un grosso sbaglio».

***

2 luglio 2000

Seamus era a pancia in sù, steso sul materasso con l'odore di gelsomino delle coperte a inebriargli le narici. Pensava. E non a quelle cose facili e banali a cui si pensa quando ci si annoia come capire la quantità esatta di gel che Malfoy usava ai primi anni di Hogwarts. Sfortunatamente Seamus ricordava amaramente la quantità di falci perse in scommesse del genere.
I pensieri che lo affliggevano erano altri e molto più pressanti delle gelatina per capelli.
Davvero Dean gli piaceva ancora?
Scovare la verità sarebbe stato facile. In fondo era sempre stata chiusa in un cassetto. Nel senso letterale del termine a essere sinceri. Seamus pensa al cassetto del comodino accanto a lui che contenevano la sua ultima corrispondenza con Dean.
Non apriva quel cassetto da quando lo aveva chiuso. E, in tutta onestà, non aveva intenzione di farlo in quel momento dato che avrebbe spazzato via tutti i suoi dubbi e lui non poteva e non voleva rendersi conto della verità.
Si tirò su mettendo a penzoloni le gambe verso il lato destro del materasso. Non poteva fare quei pensieri proprio in quel momento doveva ultimare un progetto per la settimana seguente e doveva essere concentrato. Si buttò giù con un saltello e fece per scendere, ma si fermò al primo gradino. Aveva tanto rimproverato Dean per la sua vigliaccheria e ora era lui a fuggire.
"È diverso" si disse. Già, era tutt'altra cosa. Per Seamus quella era l'ultima possibilità.
Non pensò, corse giù per le scale rischiando di scivolare più volte, scese giù entrando nel laboratorio in scivolata. «Hai ragione» esclamò a George con un'inappropriata esuberanza. «Sì quello lo so... Ma di cosa stai parlando di preciso?» chiese George stranito. «Di me, di Dean...» si avvicinò a George che stava valutando seriamente di chiamare il San Mungo. «Amo ancora Dean!» urlò tutto d'un fiato senza pensarci, era stato uno stupido, un emerito idiota a volerlo negare, a tentare di nasconderlo, perché era sempre stato lì nel profondo del suo cuore, in quell'angolo nascosto dove si era ripromesso e giurato di non guardare mia più. Eppure alla fine si arreso.
George si alzò, un bagliore di comprensione negli occhi sgranati, si avvicinò lentamente a Seamus poggiandogli le mani sulle spalle tremanti. «Ma lui sta per sposarsi».
Le speranze di Seamus caddero come un castello di carte in un giorno di vento, stupido, stupido, stupido si ripetè mentalmente mentre la sua strana gioia spariva, in fretta e all'improvviso come era venuta. Abbassò lo sguardo affranto «Quindi tu mi stai chiedendo di fare irruzione in una chiesa durante un matrimonio, per impedire suddetto matrimonio dato che sei innamorato dello sposo, senza preparare un piano per difenderci dai parenti della sposa e dal parroco infuriato per aver interrotto la celebrazione?» Seamus fissò le sue scarpe.
«Lo adoro! Ho un'auto babbana di mio padre sembreremo due di un film... Ci sei?» domandò infine George sventolando una mano davanti al viso di Seamus che non gli ripose.
In compenso lo trascinò verso fuori dal negozio.

***

Correvano come pazzi, come pazzi senza patente per la precisione visto che nessuno dei due aveva mai fatto scuola guida.
Seamus dava indicazioni a George visto che era stato alla chiesa mesi fa per il matrimonio di sua cugina. Cugina che -per la cronaca- odiava.
Gli insulti che raccolsero per strada non erano pochi e raccattarono varie volanti della polizia che avevano preso a inseguirli per aver passato un semaforo quando era rosso, per la guida spericolata e uno aveva anche parlato di pistole, o qualcosa del genere, scambiandoli per rapinatori.
George bonfocchiava, ridendo di tanto in tanto. Seamus non era molto sicuro che farlo guidare fosse stata una scelta saggia: aveva infatti gli occhi stranamente lucidi. Aveva provato a chiedergli il perché ma lui aveva biascicato solo tre parole «Fred. Cinque galeoni.» e Seamus aveva evitato di dire altro.
Arrivarono alla cappella. Seamus saltò giù dall'auto alla velocità della luce mentre George dichiarava di essere daltonico e che no, non avevano svaligiato nessuna banca. Seamus corse verso l'entrata della chiesa, arrivò al portone e, con straordinaria facilità, spalancò le enormi imposte. Tutti, sposi e parroco compresi, si voltarono a guardarlo scioccati e molti indignati. Seamus non ci badò.
Continuò la sua corsa vero l'altare fermandosi solo quando fu davanti a Dean. Gli prese le mani stringendole tra le sue, due parole uscirono dalle sue labbra.
«Ti amo».
Poi le altre possibili parole vennero bloccate dal bacio di Dean. Urla si levarono dalla navata e il parroco li guardava sconvolto. Il padre di Dean si era già alzato per protestare ma la moglie lo tirò a sedere e gli scoccò uno sguardo furioso. Grida di sdegno riempirono le cappella, il parroco era a metà tra lo scioccato e il rassegnato.
George dal fondo della chiesa guardava la scena ammirato e orgoglioso come se i due fossero suoi figli.
La sposa aveva lanciato con rabbia il bouquet. Il mazzo di rose era finito tra Dean e Seamus. Mai previsione fu più veritiera.

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