Non vi dirò come mi chiamo, nè quanti anni ho. Penso che alla fine, al momento, questi due particolari siano irrilevanti, e odio le cose convenzionali. E presentarsi dicendo nome ed età e convenzionale, no? Fa molto circolo degli alcolisti anonimi. Della serie: "Ciao, mi chiamo Vattelapesca e ho trentordici anni", e tutti in coro : "Ciao, Vattelapesca". Lasciamo stare. Vi basterà sapere che sono una giovane adulta in cerca di qualcosa che nemmeno io so cosa è.
Se vi è capitato di sentirvi confusi, inadeguati, gli ultimi della classe, angosciati e attanagliati dalla morsa dell'ansia , siete nel posto giusto. Questa vuole essere una guida (per voi, ma in primis per me ) alla sopravvivenza nella giungla di questo mondo che, diciamocelo, ultimamente di pugni in faccia ce ne sta tirando tanti, forse anche troppi.Sono sempre stata troppo emotiva, ricordo che ero ancora in seconda elementare quando sentii per la prima volta la parola "empatica". A pronunciarla era la mia maestra, mentre parlava al ricevimento coi miei genitori.
"Questa bambina è troppo empatica. Troppo sensibile", diceva.
Negli anni, diverse volte mi è stata attribuita (o dovrei dire affibbiata?) la qualità (o dovrei dire la condanna?) dell'empatia.Al liceo, uno dei motivi per i quali fui scelta per il ruolo di protagonista nella rappresentazione teatrale de " Il fantasma di Canterville", fu proprio: "Sei empatica, e hai
l' aria trasognata, nessuno meglio di te potrebbe incarnare il ruolo di Virgnia Otis".Ecco. Se non aveste mai letto Il fantasma di Canterville, ve lo dico io (in breve) di cosa parla.
Una famiglia si trasferisce in un castello abitato da un fantasma disperato e disgraziato, e Virginia è l'unica stronza a cui sto povero cristo fa pena, mentre tutta la sua famiglia cerca di deriderlo, o, peggio, di trovare un modo per debellarlo.
Ecco, Virginia è quella che decide di portare assieme a lui la croce del dolore, l'unica che cerca di liberarlo dalla vita terrena in cui era rimasto intrappolato. Stai proprio a vedere che la mia vocazione per il buio, la tristezza proprio così evidente?Ora, mi verrebbe da dire, empatica un c***o!
Ma purtroppo devo dire che io sono fatta così. Sento di più, la felicità come la tristezza. La mia, ma anche quella degli altri.
Sono perennemente in balia del mio umore, ma anche di quello altrui. Se qualcuno ha una giornata storta e mi risponde male, sono capace di piangerci su per ore.
E lo so che effettivamente "being such a cry baby" (come direbbero gli americani) mi porterà all'autodistruzione, ma alla fine è così che sono fatta.Questo sarà un piccolo viaggio dentro la mia mente, che spero possa tornarvi utile nei momenti in cui vi sentirete tristi e avviliti.
Perché ricordatevi: non siete mai soli. Da qualche parte nel mondo, ci sono io, che in questo momento, mi sento esattamente come voi.
Sono qui, la vostra spalla su cui piangere. Per tutte quelle volte che la spalla l'ho cercata io, ma ho trovato solo un muro.
