*REVIOSIONATO IL 22/01/2021*
Il cielo pulito, il sole così luminoso da irritare le iridi celesti, all'interno di quegli occhi così grandi e profondi che ti ci potevi perdere dentro, così freddi eppure così dolci, che parevano riuscissero a leggermi dentro, scovando ogni mio piccolo segreto all'interno della mia anima. Nonostante la sua età tipicamente allegra, vivace e colorata, lei era fredda e distaccata. Gli unici momenti in cui sembrava davvero una bambina era quando stava con un palloncino, diceva che almeno lui era libero di volare via.
La prima volta che lo disse, rimasi spiazzato. Come poteva una bambina così piccola nutrire quei pensieri?
Aveva circa sei anni quando la incontrai. I capelli aurei, la pelle che pareva porcellana, così pallida eppure così bella. Il nasino all'insù e quegli occhi osservatori.
Aveva sempre un'aria seria, quasi come se fosse triste. Riusciva a parlare molto meglio di un adulto, era molto intelligente, quasi profonda.
Ero sempre stato vicino a lei, come una piccola ombra, ad ascoltare le sue storie, rimanendo incatenato dalla sua capacità di parlare in quel modo così dolce, anche se ciò che raccontava non era per niente dolce, o felice. Mi stavo affezionando così tanto a quella bimba.
Aveva sofferto troppe pene durante la sua tenera età e le rugose braccia della morte stessa, troppo presto l'avevano accolta, lasciando dietro di sé un vuoto incolmabile, una voragine nel petto capace di eliminare ogni traccia di emozione, trapassando il cuore, perforando i polmoni lasciandomi senza fiato, con mille gridi che si strozzavano in gola, spegnendosi come la fiammella di una candelina sulla torta di compleanno, che non avrebbe mai più spento.
Non ci misi molto a inseguirla nel vortice oscuro dell'aldilà.
Avrei fatto qualsiasi cosa per quella bambina, perfino morire. Ma a quanto parve, i nostri destini erano destinati a separarsi così come si erano incontrati.
Le persone, che parlavano di Paradiso e Inferno, senza mai nominare ciò che vi si trova nel mezzo. Dove le anime più perdute e disperate tentano invano di riposare, straziate da quei gridi continui ripetuti nelle loro menti disturbate.
Fu lì che dovetti trascorrere il resto dei giorni, incapace di contarli. Quel posto dove il sole non sorge né tramonta, dove vi è solo il nulla più totale e l'oscurità avvolge il tutto con quel velo di nostalgia che solo essa può portare, travolgendo con le sue ondate feroci ogni anima presente in quel posto lugubre e macabro.
Nella mia mano, ormai putrefatta e grigia, che andava sparendo come il resto del mio corpo, tenevo ancora la cordicella di quel palloncino azzurro della bambina di cui avevo scordato il nome.
In quel nulla più intenso l'unica cosa che potevo vedere, udire o per lo meno sentire, erano i goccioloni d'acqua sporca e ancora più malinconica di quanto il posto dov'ero confinato fosse. La sentivo picchiettare sulla vecchia plastica del palloncino d'elio che mi teneva ancorato in quella realtà in cui io stesso mi ero portato.
La felpa bagnata, incollata, come i miei sensi di colpa, alla mia pelle smorta e scura.
Mi continuavo a ripetere, in quella disordinata mente che mi ritrovavo, cosa o dove quella bimba di porcellana fosse, che avesse avuto un destino ancora più crudele del mio?
Furono gli ultimi pensieri che fui in grado di formulare, prima di sparire definitivamente.
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Short Storysemplicemente io che provo a scrivere quello che mi passa per la testa. scusate se ci sono degli errori, ma vi pregherei di scrivermeli commentandoli, di modo che io possa migliorare nella scrittura, in quanto il mio sogno è appunto quello di divent...