PROLOGO

47 7 0
                                    

La natura sapeva cosa stavano progettando ed era furiosa .
Le mura del laboratorio tremavano e traballavano, crepe si formavano nelle pareti seguite da schricchiolii poco rassicuranti.
Da qualche parte qualcosa di vetro, probabilmente un provetta, si infranse nel pavimento portando con sé strilli di sorpresa.
Gli scienziati e i dottori si muovevano come topi nelle gallerie, quando sanno che sta per crollargli tutto addosso. La terra sembrava fratturarsi  attorno a loro ed erano convinti che il suo obbiettivo era farli rimanere intrappolati sotto le macerie.  Per loro fortuna le pareti reggevano poderosamente sfidando ogni aspettativa . Il boato strepitosso dovuto ai movimenti della terra li avvolgeva e rendeva difficoltosa la comunicazione.

Nella stanza si avvertiva più di un sintomo che presagiva un'imminente attacco di panico generale. Diversi ricercatori estenuati erano addossati ai muri portanti ed erano seduti tenendosi le mani sulle orecchie. I loro occhi sbattevano in modo anomalo guidati da tic nervosi che piegavano anche gli angoli della bocca in strane ed inquietanti smorfie. Chiunque li avrebbe osservati avrebbe pensato che fossero loro i pazienti da curare.
I pochi ancora in sé cercavano di consolare i colleghi dopotutto anche se non sembrava la base era antisismica.

La zona dove era collocata la base ,prima del "cambiamento", non era nota per terremoti ma quando tutto iniziò nessuno poteva considerarsi al sicuro ed erano stati fatti appositi lavori.

Nonostante i colleghi cercassero di aiutarli questi rispondevano irritati e sbottavano,come cani rabbiosi, risposte biascicate ed incomprensibili per colpa dei singhiozzi che  scuotevano il loro corpo. Si tiravano i capelli e si tenevano la testa come per cercare di non fare entrare insieme al rumore ulteriori pensieri e preoccupazioni .

Nonostante tutto questo trambusto stavano per riuscirci; quello che avevano studiato per anni finalmente veniva risperimentato;e questa volta sarebbe stata quella buona almeno secondo il dottor Andrew, il capo della base.

Oltre ad essere il comandante era anche uno scienziato ,alcuanto brillante. Era lui che aveva pianificato ogni minimo dettaglio di quella notte da mesi; si avvicinò al letto dove la paziente prescelta si trovava. Certo sentiva sulle spalle il peso della possibile salvezza dell'umanità, ma non poteva buttare all'aria tutto e lasciarsi sconcentrare.

Dall'esterno, anche se erano parecchi metri sottotetra si sentivano tuoni e lampi. Sembrava la fine del mondo, o almeno della possibilità di salvezza della razza umana, perché era questo che la Terra voleva.

Un'infermiera sulla cinquantina si avvicinava incerta al letto della paziente,  le scostò i capelli corvini dal viso pallido, quasi facendogli una carezza. Per qualche istante gli occhi verdi della paziente si spalancarono risultando inizialmente felici, poi confusi e infine terrorizzati, poi si richiusero. Nei primi secondi di vista alla ragazza sembrò di scorgere il viso solare della madre, che ogni volta veniva ad alzarla la mattina per andare a scuola. Si rese conto molto presto ,però, che la donna che la stava guardando in modo dolce era una completa sconosciuta. La donna si chiedeva se era giusto quello che stavano facendo.Il pensiero che sua figlia di sette anni potesse uscire in superficie e vivere la vita che una ragazzina di quella età meriterebbe le spazzò ogni dubbio. L'infermiera guardando il viso della ragazza rigato dalle lacrime disse addolorata:

- Dovevamo farlo... - Un ronzio sommesso  rimbombava nelle orecchie della giovane e non riuscì a udire il resto della frase.

Il dottor Andrew raccolse la siringa contenente il liquido verdastro, lentamente infilò l'ago nel braccio della paziente. Quando si assicurò che l'ago aveva preso l'arteria premette sullo stantuffo finché tutto il liquido non le fu in circolazione.

Le lacrime cessarono di imperlarle il viso e le palpebre si fecero pesanti come quando alcuni giorni si ritrovava la notte a studiare i volumi di scuola. Per un momento dimenticò tutto ciò che la circondava e si impaurì non perché si trovava in un posto sconosciuto con persone sconosciute ma perché si domandava quanto tempo mancasse agli esami. Lei doveva passarli con il massimo del punteggio, per prendere una borsa di studio con la quale aiutare la madre che dopo l'aumento improvviso dei prezzi degli alimenti non era più riuscita a mantenere da sola lei e suo fratello.
Una strana nebbia si diffuse nella stanza pensò la giovane ma in realtà se lo stava immaginando, con l'arrivo della nebbia le preoccupazioni si fecero più opache per poi sparire e lasciarla in uno strano stato di felicità momentaneo. Ricadde nell'abisso dei sogni o per meglio dire degli incubi.

Per qualche secondo tutto si fermò, la terra sembrò riposarsi un attimo prima di ripartire alla carica.
Alcune teste del personale ,che si era un po' più rassenerato,  iniziarono a sbucare da sotto i banconi.

Ormai era stato fatto, la Terra lo sapeva , ma era comunque decisa a non fare uscire dal laboratorio colei che avrebbe potuto salvare la razza umana.

Poi riniziò;  dalle viscere del pianeta  un rombo assordante risalì pronto a trovalgero qualunque cosa fosse stata nel suo cammino.

I bip dei monitor e delle macchine collegati alla paziente stavano impazzendo.
Le luci iniziarono a sfarfallare e il personale ingannato dalla momentanea situazione di tranquillità degli attimi precedenti ripiombò nel caos.
Qualche lampada si staccò del soffitto e si frantumò a terra, le boccette contenenti sostanze misteriose si ruppero e riversarono il loro contenuto sul pavimento seguiti da sfrigolanti suoni. Andrew con una mano si tenne saldo alla maniglia del letto e con l'altra aiutato da un collaboratore posizionò gli ultimi tubicini che  avrebbero aiutato la paziente a riprendersi nel momento giusto e a tenerla in vita fino a esso.
Il rumore che risaliva dalle profondità si sentì sempre più vicino fino a che colpì il pavimento del laboratorio. La stanza tremò, molte persone caddero a terra, gli oggetti sopra i tavoli scivolarono a terra,  le luci infine iniziarono a farfallare fino a quando la corrente saltò e l'oscurità si impadronì del laboratorio.

Andrew con tono autoritario disse a tutti di fermarsi e di non lasciarsi prendere dal panico, ordinò  di tecnici sistemare l'impianto di illuminazione il prima possibile o almeno accendere le luci di emergenza. Dopo qualche minuto di oscurità delle flebili luci si accesero incerte qua e la.

Andrew dopo aver esaminato la paziente e appena accertatosi di aver svolto meticolosamente il suo lavoro richiamò l'ordine e comunicò il nuovo piano. In qualche modo qualcuno tra di loro doveva aver iniziato la mutazione e anche era probabilmente solo all'inizio e nemmeno lui o lei ne era al corrente non potevano rischiare che una volta completato il processo  minacciasse la salute della ragazza. Si avviarono quindi tra i cunicoli del laboratorio pronti a fare il viaggio che successivamente avrebbe dovuto fare anche lei. Presero le tute e prima di uscire Andrew scrisse velocemente un messaggio che Lilith una volta sveglia avrebbe letto.
Incerti varcarono la sperando che quello che avessero fatto non fosse stato inutile, si girarono un'ultima  volta richiusero e chiusero le porte.

~ ~ ~
Ciao ragazzi/e finalmente ho riscritto la prima parte, lo so ciò messo tanto ma perdonatemi. Non so ogni quanto uscirà un capitolo cercherò di essere più veloce possibile.
Vi ringrazio intanto per averlo letto. Se avete notato qualche errore o avete un consiglio vi prego di scriverlo così  correggo ( probabilmente ce ne saranno molti ). Un'altra cosa sono molto indeciso nei tempi verbali non capisco quali sarebbe meglio usare secondo voi?

PROGETTO Z-317Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora